Frère et sœur di Arnaud Desplechin ha diviso il pubblico di Cannes. Recensione

Frère et sœur di Arnaud Desplechin è in competizione al Festival di Cannes nella selezione ufficiale e ha diviso il pubblico della kermesse, in sala qualcuno ha anche fischiato.

Innanzitutto devo sottolineare che ancora una volta i rapporti familiari sono l’argomento principale, come se questo fosse il tema generale sotteso alla maggior parte dei film visti fino ad ora e, come ho già riportato in un precedente articolo probabilmente la quesitone familiare e il modo in cui questa sta cambiando nella società contemporanea attira l’attenzione di cineasti e narratori in genere.

Nulla di nuovo dal momento che da sempre è uno spunto di riflessione e devo dire poi che fin ora nessuno dei film visti ha raccontato la famiglia in modo davvero originale.

Per quanto riguarda Frère et sœur di Arnaud Desplechin, come lo stesso titolo suggerisce, tutto ruota intorno al controverso rapporto tra due fratelli che non si rivolgono la parola da anni.

La morte è il motore che muove la storia, si inizia infatti con un funerale, quello di un bambino, il figlio di Louis (Melvil PouPaud), morto tragicamente a soli sei anni. In questa scena i rapporti familiari vengono subito dichiarati, messi sul tavolo e veniamo a scoprire che Alice (Marion Cotillard) sua sorella è venuta al funerale a piangere per il nipote ma il fratello la accusa di non averlo mai conosciuto.

Infatti veniamo a scoprire che i due non si parlano da tempo e che lei non aveva mai incontrato il nipote.

Non sappiamo davvero perché, quale sia stata la ragione di questa frattura tra i due fratelli e non ci viene mai veramente chiarita o giustificata la cosa se non riassumendo tutto con la parola odio ripetuta più volte ma mai davvero riempita di senso. Tutto viene per altro affrontato con una certa ironia, malgrado siamo nel dramma totale.

La storia da questo punto fa poi un salto di cinque anni e un incidente stradale che coinvolge entrambi i genitori dei due (tre in realtà poiché è presente un altro fratello, figura più marginale in verità) sconvolge il già precario equilibrio familiare.

Dall’arrivo in ospedale con la morte annunciata di uno o entrambi i genitori si procede fino alla fine tra flashback e momenti presenti in cui la storia di Louis e Alice viene sviscerata completamente, senza mai però dire quale sia stata l’origine della loro separazione.

La morte distrugge ma sa anche ricostruire e solo dopo la dipartita dei genitori Alice prende la decisione di parlare con Louis e finalmente chiarirsi. Il chiarimento è trattato allo stesso modo di come è stato affrontato lo screzio, con ironia e leggerezza, un atteggiamento che spiazza e spezza il dramma della situazione.

L’arte è un altro argomento al centro di questo film, sia Alice che Louis sono artisti, entrambi pieni di sé e lo dimostrano in modo diverso e forse proprio per l’ego smisurato di ciascuno è impossibile che si possa mai ricucire davvero il rapporto. Alice è una famosa attrice di teatro che non riesce a sostenere una conversazione con il fratello, tanto da svenire addirittura quando lo vede ma può passare un’intera serata con una sconosciuta che la ammira e la venera.

Louis è uno scrittore di romanzi di successo che sembra vivere in un mondo fantastico nel quale nulla è mai vero fino in fondo e niente si prende sul serio. In questo le droghe lo aiutano a vivere e sentirsi al di sopra della realtà che non riesce a vivere se non attraverso il gioco e l’ironia.

Perché è stato fischiato un film simile? Forse per la banalità della messa in scena e perché i personaggi sono piuttosto ordinari, anche se per quanto mi riguarda l’interpretazione è stata ottima.

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È indubbio che in una storia come questa ci si può riconoscere facilmente e per strano che sembri a volte è proprio all’interno del nucleo familiare che non si parla davvero, non ci si conosce e a volte ci si odia perfino e proprio come in questa storia, a volte, il motivo reale non esiste.

Potrebbe essere invidia, traumi infantili accumulati e mai risolti, odio appunto, perché l’altro ai nostri occhi è il preferito dei genitori e basta un niente per scatenare anni di silenzi anche sotto lo stesso tetto.

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Le premesse del film quindi sono davvero buone perché possono toccare corde sensibili per chiunque, eppure in questo caso il film non ha accolto il favore del pubblico in sala.
Per quanto mi riguarda ho apprezzato diverse cose dell’opera e non ritengo che la visione di Frère et sœur sia stata una perdita di tempo.