Moonage Daydream, il film documentario su David Bowie di Brett Morgen. Recensione

Al Festival di Cannes 2022 è stato presentato in anteprima, fuori concorso, il film Moonage Daydream di Brett Morgen. Come il titolo ci ricorda, il film documentario parla di David Bowie, Moonage Daydream infatti è una sua canzone.

David Bowie è stato uno degli artisti più prolifici e influenti del nostro tempo, una vera leggenda. Tra le rockstar del suo tempo, Bowie ha attraversato più di tutti l’arte a trecentosessanta gradi, lavorando in particolare nella musica e nel cinema, esplorando poi varie altre forme d’arte: danza, pittura, scultura, collage video, sceneggiatura, recitazione e teatro dal vivo. La produzione creativa e gli archivi personali di Bowie coprono oltre cinque milioni di risorse.

Moonage Daydream è il primo film approvato dalla tenuta di Bowie. Nel 2017, la tenuta ha presentato al regista Brett Morgen l’accesso non filtrato agli archivi di Bowie, comprese tutte le registrazioni principali, per creare un viaggio artistico e vitale attraverso la vita creativa di David Bowie. In cinque anni, Morgen ha costruito un’esperienza cinematografica che sfida il genere, perché di sicuro sarebbe riduttivo parlare di un semplice documentario.

In questo film si esplora tutto il mondo di David Bowie, non solo quello musicale ma allo stesso tempo ci si gode la musica del rocker così come lo conosciamo, attraverso i suoi brani più famosi. Una cosa per altro che devo subito sottolineare circa la musica è il fatto che a questa si da molto respiro, ci si può godere ogni brano mentre sullo schermo scorrono immagini inedite e spezzoni di film famosi della storia del cinema che contribuiscono al mitico racconto narrativo della leggenda del rock, David Bowie.

Il film è alle prese con spiritualità, transitorietà, isolamento, creatività e tempo per rivelare la celebre icona con la sua stessa voce. Perché una delle cose più emozionanti di questo film oltre ai contenuti visivi e musicali è il fatto che la voce narrante è proprio quella di Bowie.

Proprio lui con una citazione di Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche inizia il racconto dicendo che Dio è morto, facendo riferimento al famoso libro filosofico che stabilì una rottura nella storia del pensiero moderno. Da qui Bowie si chiede che cosa farne di tutto questo spazio rimasto vuoto.

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Inizia così il pretesto narrativo per iniziare un appassionante racconto di Bowie su Bowie nel quale possiamo vedere una versione inedita della leggenda. Badate bene l’uomo, David, in effetti non compare mai, di lui non veniamo conoscenza di cose private ma l’oggetto della riflessione è sempre l’arte, in tutte le sue forme.

Potremmo dire che in questo discorso rientra anche la moda dal momento che diversi anni prima degli influencer con il suo agire e creare Bowie ha di fatto influenzato e influenza intere generazioni facendo tendenza.

Fare una sintesi di questo film è davvero difficile, posso usare parole semplici ma che rendono l’idea di quanto è bello il film: emozionante, divertente, curioso, geniale, dinamico.

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Ogni elemento dagli spezzoni dei film a quelli dei concerti è diverso dagli altri eppure perfettamente in armonia con la narrazione. È di fatto un viaggio nel tempo quello che si compie con questo film e se si è fan di Bowie si uscirà dalla sala felici. Se poi ci fosse qualcuno su questa terra a non avere idea di chi sia stato David Bowie oppure a non aver mai ascoltato un suo brano, nella sua originalità questo film è completo.