Una relazione, di Valentina Gaia e Stefano Sardo. Lasciarsi un passo alla volta.

Una relazione, scritto a quattro mani da Valentina Gaia e Stefano Sardo è la storia di un addio, un lungo addio che si trascina per un intero libro nel quale sarà impossibile non riconoscersi almeno in un passaggio o in una frase o in una parola.

Edito da Harper Collins il romanzo racconta la storia di Alice e Tommaso che stanno insieme da 15 anni ma che per qualche ragione, che verrà svelata poco alla volta, hanno deciso di lasciarsi. I due convivono da circa otto anni a Roma e convengono che un distacco netto sarebbe troppo doloroso e così optano per una separazione graduale che non dovrebbe fare male a nessuno dei due.

In pratica si sono lasciati ma convivono ancora e nel frattempo mettono in vendita la casa, nell’attesa di un acquirente una regola fa da padrona: non andare a letto con nessuno e non iniziare alcun rapporto nuovo fino al distacco definitivo. Riusciranno nell’impresa?

Non esiste risposta, o per meglio dire la risposta è Sì e No, e nel corso di questa storia d’amore al contrario anche noi abbiamo il nodo nello stomaco come se ci stessimo lasciando tutti insieme.

Lasciarsi dopo una lunga relazione non è mai semplice, probabilmente non è semplice neppure dopo un mese, basta aver condiviso l’intimità, i pasti, il giorno e la notte anche solo per una settimana che tutto cambia, da due unicità si diventa una sola cosa unica. Non ci si guarda più allo specchio come si faceva quando l’altro o l’altra non c’erano e neppure i pensieri sono più solo nostri.

D’altra parte c’è chi direbbe che “solo quello che non comincia non finisce” ma più è grande la distanza tra il punto iniziale e il punto finale e peggio sarà. Anche la forma di eutanasia, di accompagnamento alla morte che i due protagonisti di questo romanzo cercano di attuare nella loro relazione è in realtà un procrastinare qualcosa che in questo caso andava fatto di netto, senza pensarci troppo.

Perché dopo che tra due corpi è avvenuta questa mescolanza separare le parti risulta complesso, in apparenza impossibile, in realtà praticabile ma con dei sanguinamenti qui e là. Alice e Tommaso si amano, questa è la loro condanna, ma una serie di circostanze impediscono ai due di procedere serenamente e linearmente avanti.

Vivono insieme ma per qualche ragione non si decidono per il matrimonio e non si decidono per un bambino. È una storia di indecisioni quella di Alice e Tommaso, due perfetti esemplari della generazione peggiore, quella che non si sposa, quella che non fa figli, quella che vive costantemente nel potenziale e mai nel fattuale.

Ma la verità è che singolarmente, mi viene da pensare, i due personaggi in gioco siano immaturi in modo diverso, ma entrambi immaturi. Fermi al principio della maturità, vanno per i 40 ma si comportano come se ne avessero trenta, o per lo meno le loro vite sembrano seguire quel binario, anche se proprio nel momento in cui in ballo ci sono separazione e vendita della casa entrambi sembrano trovare una svolta e una maggiore chiarezza nel lavoro, la scusa che fino a quel momento gli aveva impedito di vivere a pieno il loro amore.

Il romanzo segue due approcci narrativi diversi, Alice racconta in prima persona, Tommaso viene narrato in terza e personalmente mi sono spiegata questa scelta come un tentativo di voler raccontare due personalità assai diverse. Alice è un personaggio sensibile, riflessivo e si pone continuamente interrogativi sia sul suo rapporto con Tommaso, che sul lavoro.

È ovvio che parli in prima persona. Tommaso, invece, per il fatto di essere narrato terza persona ci appare freddo e poco cosciente di sé, distratto.

Insomma la protagonista più attiva tra i due, anche per come è scritta sembra proprio Alice e su Tommaso restiamo orfani di qualcosa, come se si lasciasse vivere. Questo è l’effetto che fa dall’inizio alla fine e solo verso il finale il suo atteggiamento cambierà.

Il libro inizialmente sembra voler raccontare qualcosa di stereotipato ma nulla di quello che ci aspetteremmo da una qualsiasi storia d’amore accade.

Ci sono molti riferimenti letterari e cinematografici, alcuni di questi sono evidentemente dei capisaldi per i due autori e la coincidenza e che lo sono anche per me, ciò ha sicuramente contribuito a farmi riconoscere in alcuni aspetti di Alice e nelle ansie di Tommaso sconvolto dai pericoli di un’epoca che sembra volgere verso l’apocalisse a causa del cambiamento climatico e quindi, perché fare un figlio?

Al termine della storia abbiamo un quadro chiaro di chi sono Tommi e Alice, due che ci hanno provato e che ci provano ancora, ma due assolutamente e meravigliosamente normali che si amano ma non possono stare insieme. Amarezza e un po’ di malinconia, dolcezza e ritrovata serenità sono le cose che si provano al termine della lettura. Nel mentre si vive con l’ansia, con la voglia di vederli abbracciati, come un figlio che non vuole vedere i genitori discutere.

Tutto il mondo intorno ai due è fumoso, gli altri personaggi sono figure di contorno scritte con poche pennellate che servono a dirci qualcosa del mondo dell’arte in cui vivono Tommi e Alice ma nulla di più, sono il mondo passivo che non si cura dei drammi di pochi. Il mondo egoista che pensa prima di tutto a sé e poi finge affetto, il mondo ipocrita composto da coppie che vanno avanti per tutta la vita ma non si parlano mai davvero per dirsi che succede.

Tommaso e Alice lo hanno fatto e anche se con dolore e un po’ di sanguinamenti evolvono, migliorano e cambiano.