Living, uno Scrooge in un canto di Natale moderno, riflessione sul tempo prezioso. Recensione

Living di Oliver Hermanus è stato presentato fuori concorso alla 79° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e si presenta come un inno alla vita e un invito a non cadere nelle abitudini.

Siamo nella Londra del 1952 a pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale in una città che cerca di riprendersi dai bombardamenti e di risollevarsi per vivere gli anni di pace e ricostruzione che si apprestano ad arrivare.

Il burocrate Mr Williams, interpretato da un magnifico Bill Nighy, si trova faccia a faccia con la morte, il medico gli comunica che gli rimangono pochi mesi di vita, il suo cancro ai polmoni è in fase terminale.

Come un novello Scrooge in quella che sembra a tutti gli effetti una fiaba di Natale, Mr Williams si trova a riconsiderare la sua vita e il suo comportamento godendosi lo scorrere del tempo e il dolce far niente, lui che è stato un lavoratore integerrimo e in apparenza insensibile.

La morte, che fin ora in questa edizione della Mostra di Venezia sembra essere un tema ricorrente, diventa, come spesso capita, un pretesto per riflettere sulla vita e per ricordarci di vivere il momento presente.

Nel momento in cui Mr. Williams prende coscienza della propria mortalità si rende conto di aver sprecato buona parte della sua vita nella noia esistenziale, nella pedissequa ripetizione delle stesse abitudini logoranti e nella routine dell’ufficio e tutto questo dimenticandosi di coltivare le relazioni con i colleghi.

Una solare e dolcissima dipendente dell’ufficio, interpretata da Aimee Lou Wood, sarà la molla che farà scattare il meccanismo della nuova vita di Mr. Williams, lei è giovane e spensierata, insomma piena di vita, sarà una dolce compagnia e un’amica per il protagonista che inoltre coglierà gli ultimi giorni a disposizione per far costruire un parco giochi per bambini.

Si tratta di una delle tante pratiche che nella sua precedente vita da burocrate aveva messo da parte e ignorato. Questa sarà la sua missione prima di salutare il mondo.

Dal comportamento di Williams tutti imparano qualcosa e lui se ne va in punta di piedi, felice con la ritrovata gioia per la vita che un tempo aveva perduto.

Il film è un balsamo per il cuore e salvo la presenza di un paio di falsi finali, regge benissimo dall’inizio alla fine, piacevole e sicuramente meno intenso rispetto alle altre opere presenti che arrivano anche a tre ore di durata. Il film funziona proprio per la sua semplicità e perché sembra essere stato girato effettivamente negli anni Cinquanta, con grande cura dei dettagli.

Bill Nighy porta avanti il film, come protagonista assoluto, affiancato da un gruppo di interpreti che riesce a stargli dietro, tutto accompagnato da una regia semplice che si mette al servizio della storia.