John Wick-Capitolo 2: l’Uomo Nero continua la sua corsa per il pensionamento. Recensione

Il sicario #1 è costretto (di nuovo) ad indossare i panni da spietato omicida

John Wick-Capitolo 2 è il sequel del primo film ed è uscito nelle sale cinematografiche nel 2017. Anche per quest’occasione, l’assassino di fama mondiale è obbligato nuovamente ad impugnare le armi per una questione di fiducia e promesse fatte tempo addietro.

Dopo aver chiuso la faccenda con i Tarasov, John Wick (Keanu Reeves, attore conosciuto per i ruoli che ha interpretato in film come “Speed” e “L’avvocato del diavolo”) credeva di potersi godere la vita in tranquillità, accompagnato dal suo fedele compagno a quattro zampe (che non ha ancora un nome).

Ma, il pericolo bussa nuovamente alla porta del killer: è Santino D’Agostino (Riccardo Scamarcio, noto attore per film come “Il rosso e il blu” e “Non sono un assassino”), boss italiano che vuole sottrarre il posto principale alla Gran Tavola, la cabina di comando del crimine mondiale, appartenente, per eredità, alla sorella Gianna (Claudia Gerini, attrice famosa per film come “Fuochi d’artificio” e “Detective per caso”).

Immediatamente John Wick rifiuta la richiesta di Santino perché il suo desiderio più grande è quello di chiudere definitivamente con la gilda degli assassini. Purtroppo per lui, il boss italiano gli ricorda che qualche tempo fa avevano fatto un patto di sangue: John Wick è in debito con Santino per l’aiuto che aveva ricevuto da parte della famiglia D’Antonio in una sua vecchia missione da sicario.

Come ulteriore incentivo, Santino dà fuoco alla casa di John Wick, riducendola a un mucchio di cenere. E come una fenice, il sicario decide di risorgere dalle sue ceneri e di onorare il suo debito. A missione compiuta, però, Santino mette una taglia di 7 milioni di dollari su John Wick per dissipare qualunque dubbio sull’omicidio della sorella. Così facendo, l’Uomo Nero si ritrova inseguito da una pletora di assassini che vogliono la sua testa.

Alla fine, riesce ad eliminare Santino, ma lo uccide nel luogo sbagliato: il Continental (hotel dove si riuniscono tutti i killer). Agendo così, infrange la regola fondamentale: all’interno dell’albergo non si regolano conti personali. A questo punto, il proprietario del Continental, Winston (Ian McShane, noto attore per film come “Il sanguinario” e “Pirati dei Caraibi-Oltre i confini del mare”), si vede costretto a radiare John Wick, dando a tutti i sicari la possibilità di ucciderlo a vista. Per il momento, l’unica cosa che può fare l’Uomo Nero è nascondersi nell’ombra.

Il secondo capitolo vede i medesimi soggetti in regia, produzione e sceneggiatura come per il precedente film, ovvero, rispettivamente, Chad Stahelski, Lions Gate e Summit Entertainment e Derek Kolstad.

John Wick-Capitolo 2 è un film d’azione/thriller, come il primo capitolo, ma i combattimenti e le sparatorie sono più numerose. Inoltre, i luoghi degli scontri sono molto suggestivi perché parte del film è ambientato a Roma (luogo dove si reca John Wick per assassinare Gianna), nelle sue catacombe e anche per le vie della capitale. Invece, un altro scontro avviene all’interno di un museo di New York, nella stanza degli specchi; quindi, le scene sono tanto splendide quanto confusionarie.

L’elemento che ho apprezzato di più in questo secondo capitolo è il fatto che John Wick è ancora traumatizzato per la perdita di sua moglie e che quindi ha deciso di non accompagnarsi più con nessun’altra donna. Nelle scene iniziali, infatti, si vede il suo comodino dove appoggia il bracciale della moglie e il collarino della cucciola (ultimo dono della donna che gli viene ucciso), facendoci capire che il suo cuore apparterrà sempre e soltanto a lei. Così come dimostra la fede al dito che non si toglie mai.

Spero tanto che questa caratteristica non cambi mai, perché John Wick è un antieroe, accompagnato dal suo fedele cane, con l’animo e il cuore spezzati che però sono ancora in grado di amare profondamente la defunta moglie.

Se avete visto il primo film, non potete evitare di guardare il secondo. Se il primo era pieno d’azione e dramma, questo ha raddoppiato la dose. Così come Keanu Reeves ha moltiplicato l’enfasi nella sua riluttanza e sfinimento di condurre (o meglio, essere costretto a reimmergersi) nella vita criminale da lui tanto detestata.