Indiana Jones e il quadrante del destino: tutto quello che ci ha fatto sognare |Recensione

Indiana Jones and the dial of destiny

Indiana Jones di James Mangold è stato presentato in anteprima, fuori concorso, alla 76° edizione del Festival di Cannes ed è stata una delle proiezioni più attese.

Non stupisce affatto il clamore intorno a una proiezione come questa, chi non ama Indiana Jones? Vederlo in una nuova avventura è come ritrovare un vecchio amico che non si vedeva da tempo, è un imperativo morale andare a vedere questo film.

Questa volta tuttavia ci sono dei particolari che rendono quest’ultima avventura di Indiana Jones un film diverso dagli altri. Innanzitutto Indiana Jones e il quadrante del destino non ha la firma di Steven Spielberg e questo dettaglio in effetti si nota, ma non mancano diversi momenti fan service che certamente saranno apprezzati dai fan della saga.

La storia riprende 11 anni dopo l’avventura di Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, siamo a New York ed è l’estate del 1969, è l’anno dell’allunaggio e siamo a New York, Indiana Jones è invecchiato, vive solo in un appartamentino e continua a insegnare all’Università, questa volta l’Hunter College. Lo schema della storia è sempre lo stesso (certe cose non cambiano mai!) dopo un antefatto nel passato, dove abbiamo visto Indy cercare di recuperare una reliquia di Archimede, lo ritroviamo in un giorno qualsiasi della sua vita da professore quando una nuova avventura bussa alla sua porta.

Quest’ultima ha il volto di Phoebe Waller – Bridge sua figlioccia (Helena), la figlia di Basil (Toby Jones), suo amico archeologo che stava studiando la possibilità di viaggiare nel tempo attraverso un congegno meccanico ideato proprio da Archimede. Malgrado lo scetticismo iniziale il dottor Jones si imbarca in questa nuova avventura e deve farlo soprattutto perché anche stavolta i nazisti, capitanati questa volta da Mads Mikkelsen gli stanno alle costole.

L’emozione di rivivere ciò che ci ha fatto sognare 

Che cosa sarebbe il mondo senza Indiana Jones? Un personaggio iconico e leggendario come lui non sarà mai dimenticato e questa è la sua forza. Ecco perché siamo arrivati in questi anni a ben cinque film del franchise ideato da Steven Spielberg. Per i puristi del genere, potete stare tranquilli, come detto la struttura narrativa è sempre la stessa e quindi ritroviamo tutti gli elementi tipici di Indiana Jones, i mitici cappello e frusta, (senza i quali non sarebbe Indy Jones anche se ormai vecchio), alcune figure essenziali come Sallah (John Rhys – Davies) e ovviamente i nazisti, acerrimi nemici di Jones fin dall’inizio delle sue avventure.

Nel corso degli anni abbiamo visto Indiana Jones affrontare le avventure più folli, anche se nei primi tre film esse erano verosimili, caratterizzate da una spiegazione logica e mai troppo assurde. Il patto tra regista e pubblico, di sospensione della realtà era mantenuto anche se al limite. Negli ultimi due film, invece, quel limite è stato ampiamente superato e se nel quarto abbiamo visto Indiana Jones avere a che fare con gli alieni, nel quinto lo vediamo addirittura incontrare Archimede in persona.

Indiana Jones – Harrison Ford

Harrison Ford è sempre Harrison Ford

Tra i molti attori di Hollywood che ci hanno fatto sognare interpretando eroi iconici e mai dimenticati (Han Solo e Indiana Jones su tutti), in un ideale top 10 c’è sempre lui, Harrison Ford. Gli anni sono passati, è vero, ma Ford è sempre in forma e riesce a vestire gli stessi panni anche dopo anni senza che il suo personaggio perda smalto.

Per altro Harrison Ford è sempre stato sulla cresta dell’onda, ultimamente anche con la serialità (Shrinking e 1923 rispettivamente su Apple Tv e Paramount) e continua a lavorare con la stessa professionalità e lo stesso talento di sempre. Quest’ultimo Indiana Jones è avventuroso, divertente, nostalgico e catartico; possiamo passare sopra l’esagerazione dell’ingrediente fantasioso e goderci una nuova avventura con il nostro Indiana Jones.