Come Hitchcock ha cambiato per sempre la sala cinematografica con Psyco

Psyco

Psyco è il film horror per eccellenza ma non ha influito solo sull’industria cinematografica, bensì anche sulla sala.

Il cinema alle sue origini era concettualmente simile a come lo conosciamo noi anche se molti dei suoi elementi differiscono totalmente dallo stato dell’industria ad oggi. Questo vale soprattutto dal lato della fruizione, che nel 1895 già contava le caratteristiche essenziali del cinema ma che allo stesso tempo non è paragonabile a come viene visto un film adesso, specialmente se mettiamo in conto il fenomeno dello streaming.

A volte però non si pensa a fondo a queste differenze e si potrebbe avere l’impressione che alcune cose sono sempre state come sono. Ad esempio, il divieto di fumo in sala è arrivato più tardi di quanto si pensi, ed le tempistiche dei mercati del cinema, televisione ed home video occupavano finestre molto più ampie – un film di successo rimaneva in sala anche fino ad un anno. C’è un cambiamento nell’organizzazione delle sale che però sembra davvero scontata ai nostri occhi ma che arriva solo nel 1960 grazie all’eterno Alfred Hitchcock ed al suo Psyco.

Nei nickelodeon si pagavano pochi centesimi e si vedevano tutti gli spettacoli

Vedere un film in sala prima di Psyco

Se un gruppo di amici o una famiglia voleva andare a vedere un film negli anni Cinquanta o nei decenni precedenti, questi non dovevano fare altro che presentarsi al cinema a qualsiasi ora del giorno, acquistare un biglietto, scegliere i posti migliori e godersi lo spettacolo. Ma di quale spettacolo stiamo parlando? Esattamente, gli orari di proiezione dei film non esistevano, così i film venivano proiettati a ciclo continuo e allo spettatore capitava di entrare in sala all’inizio, nel mezzo o alla fine della pellicola.

Questa usanza funzionava sia per gli esercenti, che avevano un flusso continuo di clienti, sia per gli spettatori, che non avevano vincoli temporali per entrare in una sala ed abbandonarsi alla magia del cinema. Quelli che invece soffrivano di questa pratica erano proprio i film: in quanto forma di storytelling lineare, ovvero di cui fare esperienza dall’inizio alla fine, i film non riuscivano chiaramente a dare il massimo verso quello spettatore che si era perso il primo atto, o che aveva visto il finale del film pochi minuti prima e si apprestava ora a rivederlo per intero daccapo.

Alfred Hitchcock, Janet Leigh ed Anthony Perkins

La decisione di Alfred Hitchcock

Alcuni generi soffrivano di questa organizzazione più di altri. Le commedie ne erano meno intaccate, in quanto il loro svolgimento si basava più che altro sulle varie gag che portano avanti una trama solitamente semplice; i drammi rischiavano di sprecare parte della carica emotiva che si costruisce correttamente solo attraverso una visione completa, ma il film rimaneva comunque godibile. Il genere che proprio non poteva sposarsi con la proiezione continua era il giallo.

I gialli sono film particolari in quanto la prima visione è un’esperienza unica, e tutte quelle che seguiranno saranno completamente diverse. Se si viene a conoscenza dell’identità dell’assassino subito però ci si rovina del tutto anche quella speciale prima visione. Alfred Hitchcock l’aveva ben capito ed era deciso a salvaguardare il suo Psyco a tutti i costi – un progetto a cui teneva moltissimo e che d’altra parte nasconde alcuni fra i plot twist più micidiali della storia del cinema.

Anthony Perkins

Fu così che Psyco fu il primo film a sconvolgere la sala cinematografica con degli orari fissi di proiezione. Questa occorrenza, che doveva limitarsi al solo Psyco, si allargò poi a tutto il resto dell’industria quando ci si accorse che la divisione in fasce orarie non solo garantiva una visione corretta del film, ma che trasformava la pellicola stessa in una specie di “evento” per cui organizzarsi ed attendere. La scelta di Hitchcock, che riguardava solo il suo film e non l’industria in toto, finì per cambiare e migliorare per sempre il cinema tutto.