Io, Vincent Van Gogh, dall’anima di Van Gogh al cuore del pubblico: al Teatro Leonardo

Un’esplosione di colori al Teatro Leonardo. Corrado D’Elia riporta in vita il mito.

Ieri sera il Teatro Leonardo di Milano ha ospitato lo spettacolo di Corrado D’Elia, attore, regista, drammaturgo, ma anche ideatore, direttore artistico e organizzatore di eventi e rassegne culturali.

In una scenografia scarna, provvista solo di un campo di grano e una sedia, il protagonista si trova al centro, seduto su quella sedia, mentre tra uno stacco musicale e l’altro, in un processo catartico, si trasforma in Van Gogh.

E appare subito chiaro come quel suono, tutt’altro che casuale, sia la rappresentazione sonora di uno stato d’animo che viene fatto uscire fuori, con tutta la forza e la rabbia di un interprete che sembra davvero aver lasciato il suo corpo per fare spazio all’anima dell’artista.

Così suoni, parole, grida e colori si fondono, si intrecciano si scompongono, per ricostruire i punti salienti della vita di Vincent, e ci guidano dentro la sua testa, nelle viscere più profonde, nel suo estro artistico che gli prude nelle mani e lo fa sentire come un celo prima della tempesta.

Vincent Van Gogh: Un’anima tormentata che dipinge la sua verità

Fin dal primo giorno la vita di Vincent è stata segnata da una triste coincidenza, e in un certo senso, il fatto di essere venuto al mondo nell’anniversario della morte di suo fratello, viene visto come la radice dell’inclinazione dell’artista al paradosso. “Sogno di dipingere e dipingo il mio sogno”: una vita volta all’arte, all’espressione più pura di sé, nonostante tutte le voci che lo definivano pazzo. Ma cos’è la follia? Le voci riusciranno a oscurare la sua di voce, ma non la sua voglia di entrare dentro i colori, amarli di un amore intenso come il giallo che illumina la sua notte stellata.

Van Gogh non descrive ma interpreta, cerca la sua verità, c’è in lui qualcosa di universale, che coinvolge tutti. Quello stesso qualcosa che Corrado D’Elia mette in scena in maniera impeccabile. Nelle sue urla c’erano le stesse dell’artista, e così le nostre. Riusciamo a vivere i suoi tormenti, le sue sensazioni, i suoi impulsi attraverso la voce dell’interprete come “un autentico flusso emotivo in soggettiva, che pare comporsi via via, piano piano, davanti a noi, proprio come fosse un quadro, a grandi pennellate”.

Un’immersione emotiva nella vita e nell’arte di Van Gogh

Così emerge chiaro l’intento del regista di voler far rivivere Van Gogh in modo del tutto originale, diverso ma anche pieno e totale. Un nuovo modo di portare l’artista sulla scena, in una serie di ballate poetiche che accompagnano lo spettatore in un percorso emotivo forte. Ecco che ognuno di noi diventa Van Gogh, in prima persona, in piena immersione.

È più grande l’arte o la vita? Ripete Van Gogh-Corrado D’Elia alla fine. Una domanda che non trova risposta tra il pubblico, ma probabilmente resta implicita nel percorso di vita dell’artista che ha vissuto l’arte fino al suo ultimo respiro.