Quella volta di Alberto Tomba e Michelle Hunziker
Nel vasto panorama cinematografico italiano, esistono produzioni che lasciano un segno indelebile per la loro eccezionale qualità artistica e narrativa, mentre altre diventano leggende per via del loro inspiegabile insuccesso. Tra queste ultime, c’è un film che ha scritto una pagina di storia nel 2000, quando il celebre campione di sci Alberto Tomba e l’affascinante Michelle Hunziker hanno condiviso lo schermo in “Alex l’Ariete“.
Ora, a distanza di anni, mentre si celebra la grandezza dello sportivo attraverso documentari e rievocazioni delle sue gesta sulle piste da sci, è giusto ricordare anche questo curioso capitolo della sua carriera cinematografica. “Alex l’Ariete” non è solo un film, è un monumento all’inesplicabile, un’esperienza cinematografica così straordinaria nel suo fallimento da meritare una riconsiderazione. Con un incasso totale di appena 3.693.000 lire, pari a circa 1.900 euro, e una platea di soli 597 spettatori, il film ha scritto il suo nome tra i peggiori della storia del cinema italiano. Tuttavia, è proprio questo il suo fascino.
Un micidiale flop diventato Cult
La trama del film sembra uscita da un miscuglio caotico di generi: un thriller comico che vede Tomba nei panni di Alex, un ex atleta diventato detective privato, alle prese con un’indagine intricata e surreale. Ma ciò che rende memorabile “Alex l’Ariete” sono i momenti di puro nonsense, come la scena descritta, in cui Alberto Tomba tenta in tutti i modi di convincere Michelle Hunziker ad accompagnarla da qualche parte, finendo per estrarre una pistola per convincerla. Questo bizzarro momento, che in qualsiasi altro contesto sarebbe stato inquietante, nel contesto del film diventa esilarante.
La reazione di Michelle, tra l’irritazione e la risata, aggiunge un tocco di assurdità a una situazione già paradossale. “Alex l’Ariete” è un film che va oltre la mera valutazione delle sue qualità artistiche. È diventato un cult, un simbolo di ciò che può accadere quando il cinema abbraccia l’assurdo e l’improbabile. Guardarlo oggi, con una nuova prospettiva e magari in compagnia di amici disposti a ridere di gusto davanti alla sua eccentricità, è un’esperienza che non ha prezzo. In un’epoca in cui il successo al botteghino e i pareri critici sono spesso i principali indicatori di valore cinematografico, “Alex l’Ariete” ci ricorda che il cinema è anche e soprattutto divertimento e sperimentazione. E in questo senso, il suo fallimento è forse il suo più grande trionfo.