Romería chiude la trilogia di Carla Simón: viaggio doloroso nelle radici familiari tra silenzi e redenzione

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La regista di Alcarràs torna a Cannes con una storia intima che unisce vergogna, identità e ricostruzione emotiva

Dopo Estate 1993 e Alcarràs, Carla Simón chiude idealmente la sua trilogia dedicata alla memoria personale con Romería, presentato in concorso al Festival di Cannes 2025. Il nuovo film è un racconto di formazione ambientato nella Galizia del 2004, e affronta con delicatezza e forza narrativa i temi del lutto, dell’origine familiare, dei segreti e della vergogna, particolarmente legati all’eredità dell’AIDS e della tossicodipendenza.

La protagonista è Marina, interpretata dalla sorprendente esordiente Llúcia Garcia, una diciottenne che ha perso entrambi i genitori e si reca a Vigo per ottenere la firma dei nonni paterni necessaria a una borsa di studio. Ma quella che sembra una semplice formalità si trasforma presto in un viaggio interiore attraverso le crepe della sua storia familiare, tra figure dimenticate, non detti e verità mai confessate.

Alla ricerca di un padre che il silenzio ha cancellato

Marina non ha mai conosciuto davvero il padre, morto di AIDS quando era ancora una bambina. Sua madre, anch’essa scomparsa, non ha lasciato molte tracce, se non un diario che Marina usa come bussola emotiva per affrontare i ricordi. Nella casa dei nonni, tra oggetti antichi e rituali familiari che sanno di rimozione, la ragazza incontra Nuno, un cugino con cui condivide frammenti di una genealogia spezzata e l’urgenza di sapere.

Attraverso dialoghi rarefatti ma densi di significato, Romería racconta come la memoria possa essere un campo di battaglia tra ciò che si vuole ricordare e ciò che si preferisce dimenticare. Carla Simón costruisce un racconto che non accusa né assolve, ma osserva. Marina non cerca colpevoli, ma senso. E nella ricostruzione immaginaria di una storia d’amore tra i suoi genitori trova la forza per uscire da quella genealogia di vergogna.

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Intimità visiva e autenticità emotiva

Il film è girato con lo stile sobrio e penetrante che contraddistingue l’autrice catalana. La fotografia di Hélène Louvart, già collaboratrice di Alice Rohrwacher, sfrutta la luce naturale dei paesaggi galiziani per amplificare il senso di appartenenza e spaesamento. La regia non invade mai le emozioni: le segue, le accarezza, le lascia esplodere solo quando necessario.

Accanto alla giovane protagonista, spiccano Mitch nel ruolo di Nuno e Tristán Ulloa in quello dello zio Lois, entrambi intensi e credibili. La colonna sonora di Ernest Pipó accompagna i silenzi e i vuoti con discrezione, lasciando che siano gli sguardi e le pause a parlare. Simón dimostra ancora una volta di sapere raccontare i non detti meglio di mille parole.

Romería uscirà nelle sale spagnole il 5 settembre 2025. La distribuzione italiana è attesa nei mesi successivi. Con questo film, Carla Simón chiude un cerchio intimo e universale: la famiglia come luogo di ferite, ma anche come spazio possibile di riconciliazione e libertà. Una romería interiore da cui si esce cambiati.