The History of Sound: Paul Mescal e Josh O’Connor in un dramma d’amore che non riesce a far vibrare le emozioni
Il film di Oliver Hermanus, presentato in concorso a Cannes 2025, propone un’estetica impeccabile ma una narrazione emotivamente distante
Presentato in concorso al Festival di Cannes 2025, The History of Sound è il nuovo film di Oliver Hermanus, tratto dal racconto omonimo di Ben Shattuck. Un’opera visivamente raffinata, ambientata nell’America del primo Novecento, che racconta l’incontro tra due giovani uomini, Lionel e David, uniti da un progetto comune e da un sentimento che cresce lungo la strada.
Ma se l’eleganza dell’immagine è innegabile, il cuore del film batte con un ritmo flebile, lasciando una certa distanza tra lo spettatore e i suoi protagonisti.
La storia si apre nel 1917 a Boston, dove Lionel, un cantante autodidatta interpretato da Paul Mescal, e David, un musicologo di buona famiglia interpretato da Josh O’Connor, si incontrano in un conservatorio. Dopo la guerra, i due decidono di attraversare il Maine per registrare su cilindri di cera le canzoni popolari americane.
Durante questo viaggio, che dovrebbe avvicinarli tanto professionalmente quanto emotivamente, si sviluppa una relazione romantica fatta di silenzi, sguardi e molte parole non dette.
Un amore soffocato dall’estetica
Il film punta tutto sull’equilibrio formale: paesaggi bucolici, luci naturali, abiti d’epoca e una fotografia curata con precisione filologica. Eppure, dietro questa bellezza composta, fatica a emergere la tensione sentimentale che dovrebbe tenere insieme la narrazione. Le emozioni tra Lionel e David restano sotto traccia, come soffocate da una regia che osserva ma non coinvolge davvero.
Le interpretazioni dei due protagonisti sono rigorose, eleganti, ma mancano di quella fisicità e urgenza emotiva che una storia d’amore proibita dovrebbe portare in scena. L’alchimia tra Mescal e O’Connor è discreta, troppo trattenuta per scaldare lo spettatore. Tutto sembra filtrato da uno sguardo distante, come se il film stesso avesse paura di sporcarsi con i sentimenti che racconta.
Quando il suono resta inciso ma non vibra
La colonna sonora del film si compone dei brani folk che Lionel e David registrano durante il viaggio, e contribuisce a creare un’atmosfera sospesa, nostalgica, quasi crepuscolare. Tuttavia, anche questo elemento rafforza la sensazione che tutto sia più evocato che vissuto. Una delle sequenze più toccanti arriva alla fine, quando Lionel ascolta la voce registrata di David da una vecchia incisione: un momento poetico, certo, ma anche troppo rarefatto per lasciare davvero il segno.
Le scene romantiche sono costruite con pudore, quasi con timore, e non riescono mai a restituire la forza di un sentimento autentico. La storia si sviluppa più come un’idea astratta che come un’esperienza palpabile, e anche quando le emozioni dovrebbero esplodere, restano sotto la superficie.
The History of Sound sarà distribuito prossimamente in Italia. È un film che incanta per stile, ma lascia freddi per intensità. Una melodia che si ascolta con ammirazione, ma che difficilmente resta nel cuore.