Meet me alla boa, come passare da un pregiudizio a una disarmante consapevolezza in un batter di ciglia

Come definireste un libro da cui vi aspettavate molto poco, se non quasi niente e che per risposta, o giustizia, vi ha restituito un bello schiaffo? Io direi una gran bella rivelazione e una potente presa di coscienza, da parte mia, di “non giudicare un libro dalla copertina”. Mai detto fu più azzeccato.

Devo ammetterlo, sono partita prevenuta, Paolo Stella, la web star per eccellenza scrive un libro, Meet me alla boa, edito da Mondadori, mossa di marketing bella e buona. Chi lo segue, come me, sa che è bravissimo nel suo lavoro, quindi non gli verrà difficile “venderlo” a tutti i suoi followers che impazziranno solo all’idea che Paolo Stella ha scritto un libro. Non me ne voglia nessuno e non c’è niente di male, è quello che succede spesso con le star di Instagram.

Ammiro Paolo per il suo lavoro e credo fermamente che non sia un Influencer ma sia un grandissimo comunicatore, un altro livello. Però, scrivere un libro è un’altra storia, dicevo.
In milanese si dice “Ogni ofelè al fa el so mestè”, ovvero ognuno faccia il suo mestiere, così mi sembrava che anche Paolo fosse uscito dai ranghi e avesse preso una strada che lo avrebbe portato a essere messo negli scaffali delle librerie tra l’autobiografia di Totti e le corna della De Lellis. Non riuscivo a fidarmi, poi sono iniziati a uscire i primi commenti di chi lo aveva letto, grande entusiasmo, anche in questo caso diffidenza: sarà perché sono fan accaniti.
Poi le prime recensioni, molte positive e anche quelle con un piglio negativo portavano con sé un gusto dolce amaro di curiosità e ammirazione. Poi, la famosa goccia che ha fatto traboccare il “mio” vaso: Paolo condivide su Instagram delle storie in cui è visibilmente emozionato per l’uscita del suo libro, troppo commosso per essere finto e per propinarci un libricino che contiene una storiella. Si possono dire tante cose di Paolo Stella ma non che è superficiale, se va così a fondo nel suo intimo mostrandoci anche la sua fragilità ci deve davvero essere qualcosa di potente tra quelle pagine.

Così ho abbattuto i muri del mio essere prevenuta e ho iniziato a leggere “Meet me alla boa”. Paolo ti sei preso un’enorme responsabilità perché avevo appena finiti di leggere “I leoni di Sicilia”, una stortura e sapevo che ti avrei scartato senza batter ciglio. E invece quel batter di ciglia è stato il tempo in cui ho divorato il libro, il viaggio da Shanghai a Pechino, quello che dovevo fare per tonare a casa, adesso ha un nome e si chiama “Meet me alla boa”.

Trenta passi, trenta capitoli, nessuna interruzione, come fai a staccarti dalle pagine di un libro quando tra quelle stesse pagine c’è tutto? Dolore, amore, passione, felicità, morte e soprattutto tanta vita. Paolo non si è davvero risparmiato ad andare a fondo nei sentimenti umani, talmente veri, così tanto potenti che ti arrivano dritti dritti come un pugno nello stomaco. La storia è “reale”, non fraintendetemi, non ho idea di quanto ci sia di vero e quanto di romanzato ma la scrittura restituisce verità, nessuna patinatura, nessuna maschera, nessun compromesso per compiacere il pubblico. Per tutta la durata del romanzo si viene catturati dalla storia, anche se si vorrebbe scappare da tutto quel dolore, ma non è possibile, devi arrivare fino in fondo. Che poi, non è la storia di ognuno di noi? Chi non ha mai sofferto, chi non ha perso qualcuno nella propria vita?
La reazione umana è reprimere, scacciare, evitare, scappare. Con “Meet me alla boa” non puoi scappare da nessuna parte, sei costretto ad affrontare, passare attraverso il dolore, tastarne ogni minima sfaccettatura e venirne fuori, perché è così che deve andare.
Tutte queste emozioni le viviamo attraverso due personaggi, il protagonista Franci Stella (cosa vuoi dirci Paolo?) e Marti, una musa, una figura con una forte personalità e soprattutto l’amata di Franci. La incontriamo subito nelle prime pagine nel modo peggiore possibile, da defunta e, a ritroso, impariamo a conoscerla attraverso i ricordi del protagonista.

Quei trenta maledetti passi sono esattamente i passi che ci mette Franci per attraversare l’obitorio e arrivare al corpo di Marti, dove il tempo rallenta per raccontarci la vita, una storia d’amore, un uomo, una donna.

Se seguite su Instagram Paolo Stella rimarrete sorpresi di quanto lo riconoscerete nel racconto, questo vi manderà in confusione e vi lascerà la sensazione di esservi avvicinati a lui in modo quasi tangibile e tutto quello che verrà dopo lo vedrete con occhi diversi, uno scorcio di un tramonto, uno sguardo, un buongiorno, una riflessione acquisteranno nuova luce. Conseguenza naturale vi verrà da chiedervi (o chiedergli): quindi adesso ci conosciamo, Paolo?