Waiting for the Barbarians e La mafia non è più quella di una volta per accendere una luce sul presente

Waiting for the Barbarians e La mafia non è più quella di una volta, il primo tratto da Aspettando i barbari del premio Nobel J. M. Coetzee pubblicato nel 1980 e diretto dal regista colombiano Ciro Guerra, il secondo un documentario diretto dall’ironico e sempre pungente Franco Maresco.

I due film hanno in comune una cosa fondamentale, attingono da eventi storici passati per dire qualcosa del presente che è ancora molto attuale.
Nel primo caso parliamo di colonialismo e imperialismo in un’epoca storica non precisata che ha i volti di Johnny Depp nei panni di un cinico colonnello che non si fa scrupoli nel torturare i prigionieri nomadi per ottenere informazioni e fare piazza pulita di un’intera civiltà e di Mark Rylance che interpreta un integerrimo e pacifico magistrato che si ritrova a subire la violenza dello schiavista Joll (Depp).

Una triste verità dei tempi che stiamo vivendo è che la paura dell’altro, la diffidenza verso ciò che è diverso, le barriere reali e metaforiche sono fortemente presenti ancora oggi e anche se non si parla più di colonialismo e imperialismo queste sono realtà purtroppo ancora presenti sia pure in altre forme e con atri nomi.

Un’altra forte presenza contemporanea e che vediamo protagonista del documentario di Maresco è l’ignoranza. Il regista ci racconta la Palermo di oggi a partire dalla ricorrenza dei 25 anni dalla morte di Falcone e Borsellino, dunque la storia comincia nel 2017 nelle strade di una Palermo ancora indifferente in cui la maggior parte dei cittadini non condivide il pensiero generale secondo il quale i due compianti magistrati sono stati degli eroi.
La maggior parte dei cittadini anzi rivela ancora una certa omertà riguardo agli argomenti di mafia.
Protagonisti di questa grottesca e purtroppo tragica realtà sono la fotografa Letizia Battaglia che con le sue foto ha contribuito a raccontare gli anni delle stragi di mafia e Ciccio Mira un ambiguo presentatore televisivo e organizzatore di feste di piazza.
I due sono agli antipodi, tanto brillante colta e attiva la prima che si indigna delle pagliacciate organizzate a mò di sagra di paese in onore di Falcone e Borsellino, tanto ignorante, omertoso e grottesco il secondo.

Maresco lascia agire i personaggi come Mira nel loro habitat senza dirigerli davvero ma servendosi dei loro limiti gli pone domande molto semplici come: Falcone e Borsellino sono stati degli eroi secondo lei? Può dire alle telecamere “Abbasso la mafia?
Ciò che fa rabbrividire sono le risposte a queste domande e la constatazione, attraverso le telecamere, di una realtà cruda, triste, arretrata in cui i barlumi di speranza sono davvero pochi.
Si finisce anche col provare pena per questa gente che non è consapevole, purtroppo, di quanto si possa migliorare con la cultura e l’informazione.
Ci si commuove pensando a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ma ci si arrabbia pensando, in certi momenti, che non hanno lasciato niente e che certe persone non meritavano due eroi come loro.
Il racconto del cinico Maresco sembra lasciare poco margine alla speranza che qualcosa migliori anche se ci regala un doppio finale con il sorriso della Battaglia da un lato e l’ignoranza grottesca di Mira dall’altra.

A ben vedere La mafia non è più quella di una volta è I nuovi mostri 2.0, ciò che registi come Risi e Monicelli avrebbero raccontato oggi se potessero vedere quanto è cambiato e allo stesso tempo quanto è uguale il nostro Paese.