Venom – La furia di Carnage, il sequel della nemesi di Spiderman delude, ma apre al multiverso. Recensione

“Eddie Brock, voglio raccontarti la mia storia. La gente adora i serial killer!”.

A sentire pronunciare queste parole da Cletus Kasady ci si aspetterebbe che Venom – La furia di Carnage sia un film degno della progenie di Venom, il simbionte rivale del nostro amato Spider-man di quartiere, ma più che a una Carnage (dall’inglese: carneficina) sembra di assistere a una seduta di terapia matrimoniale. L’hype creato dal post-credits del predecessore aveva fatto presupporre a un film fuori dai soliti schemi canonici di Marvel Entertainment, con un possibile adattamento di Carnage in una chiave più violenta e più fedele al personaggio, in realtà ci ritroviamo davanti l’ennesimo sequel che rovina una saga cinematografica non partita proprio col piede giusto.

La pellicola prodotta da Marvel Entertainment e diretta da Andy Serkis riporta Tom Hardy a vestire i panni del “protettore letale” con Woody Harrelson in quelli di Cletus Kasady (Carnage), assieme a Stephen Graham, Michelle Williams e Naomie Harris.

Venom – La furia di Carnage segue le vicende di Eddie Brock e Venom dopo gli avvenimenti della Life Foundation. Nel sequel, Brock viene incaricato dal detective Patrick Mulligan di estorcere informazioni da Kasady riguardo il nascondiglio dei corpi delle vittime, in quanto quest’ultimo si rifiuta di parlare con chiunque non sia Brock. Grazie a un’intuizione del simbionte, il giornalista riesce a trovare il nascondiglio e ad avere un enorme slancio alla carriera. Condannato a morte, Kasady invita il reporter ad assistere all’iniezione letale, ma qualcosa non va per il verso giusto. Provocando Brock, Kasady viene aggredito da Venom e nel tentativo di liberarsi, morde Eddie ingerendo un piccolo lembo del simbionte. Successivamente, l’esecuzione del serial killer fallisce grazie alla nascita di un altro simbionte, il rosso e violento Carnage che permetterà a Casady di fuggire dalla prigione e partire alla ricerca della sua amata Shriek (Naomie Harries), seminando il panico nella città.

Toccherà a Venom e a Brock fermare rispettivamente la sua progenie e Kasady, non dopo avere affrontato e risolto una crisi relazionale che vedrà protagonisti il reporter e il suo ospite.

I soliti effetti speciali di ‘mamma Marvel’ CGI made non lasciano alcuno spazio alle critiche, ma l’involuzione del personaggio di Venom decisamente sì. Il sequel presenta ancora di più scene humor a discapito di quelle d’azione. Si concentra molto sulla relazione tra il simbionte e il suo ospite; il Venom del primo film ora è molto più ‘docile’ e affettuoso nei confronti di Brock, cosa che lascia abbastanza perplessi e delusi se si conosce bene il simbionte, il quale ha un perenne appetito per i cervelli umani, ma che in sostituzione viene accontentato con dei polli e della cioccolata. Questo suo perenne digiuno e allontanamento dalla sua vera natura portano Venom a separarsi dal reporter e a godersi la sua amata libertà di alieno in vacanza sulla Terra, andando addirittura a ballare e a confessare il suo stato sentimentale in un nightclub. Un attimo di speranza e di rivalsa per un personaggio così affascinante che però ritorna a essere l’alieno addomesticato del reporter dopo avere capito che non potrà mai avere un’ospite così in sintonia come Brock.

Ritornando a Casady, come detto all’inizio, la pellicola aveva generato molto hype con l’uscita del trailer ufficiale, facendo ben sperare per un villain molto diverso da quelli a cui ci siamo abituati ultimamente con le pellicole MCU, caratterizzati da ideali strutturati, studiati e con una solida base motivazionale. Anche Carnage sembra molto addomesticato a Casady, aiutandolo a far fuggire la sua amata Shreik da Ravencroft.

Le scene di carneficina si contano sulla punta delle dita, sostituite da molte più scene a sfondo romantico e nostalgico nel volere ritrovare l’amata del serial killer.

Insomma, Venom – La furia di Carnage ha un po’ troppo sentimentalismo e humor che possono essere interpretati come l’intenzione della Marvel a produrre pellicole adatte a qualsiasi tipologia di pubblico, generando però scontento e disapprovazione nei fan più accaniti, ma che saranno sicuramente accontentati con la scena post-credits:

*Attenzione Spoiler*

Sì, avete capito bene; l’universo di Venom approderà nel multi-verso dell’ultimo SpiderManNo Way Home, Tom Holland. La scena mostra Venom e Brock intenti a godersi la meritata vacanza mentre osservano al notiziario la rivelazione di Peter Parker come Spiderman. Il simbionte riconosce l’uomo ragno, ma nel mentre lui e il suo ospite vengono teletrasportati chissà dove.