Red Notice, un film da 200 milioni di dollari riducibile ad una sola parola: un’americanata. Recensione

Disponibile sulla piattaforma di streaming dal 12 novembre, Red Notice si aggiudica il premio di film più visto al suo esordio, merito dell’oneroso budget speso e della promessa che portano con sé i tre nomi protagonisti del cast: Dwayne Johnson, Ryan Reynolds e Gal Gadot.

Red Notice porta sul piccolo schermo un’avventura itinerante, in cui cambiano sempre ruoli e dipendenze ma l’esagerazione resta il minimo comune denominatore di ogni scena. Per tutto il corso del film non si capisce chi abbia il coltello dalla parte del manico e anche quando si crede di averlo capito, rimane forte la probabilità di un cambio di scena.

Dwane Johnson passa da Fast and Furious a vestire i panni di un temerario agente dell’FBI, John Hartley,  che cerca a tutti costi di far giustizia catturando il ladro più ricercato del momento, Nolan Booth (Ryan Reynolds), a sua volta battuto sempre sul tempo dall’Alfiere (Gal Gadot). Nel giro di qualche inseguimento l’obiettivo di John si sposta da Nolan all’Alfiere, tanto che i due formano una squadra affiatata con uno scopo in comune: buttare fuori dai giochi la concorrenza per ripulire la propria immagine di agente agli occhi del FBI e per continuare ad essere il ladro migliore in circolazione.

Red Notice

L’Alfiere, dal canto suo, riesce sempre ad essere un passo -precisamente un tacco 15- avanti a Nolan: lo supera in furbizia e sul tempo nella corsa alla conquista del terzo uovo di Cleopatra, l’oggetto più ambito del momento che Marco Antonio regalò alla bellissima regina egiziana durante le loro nozze. Delle tre uova, solo due sono rinvenute, mentre il terzo è rimasto un mistero: chi riuscirà a trovarlo, dopo aver rubato le due uova precedenti -uno dalle mani di un narcotrafficante, l’altro dal museo di Castel Sant’Angelo a Roma- e portarlo alle nozze di Cleopatra (questa volta della generazione Z) riceverà dal padre della sposa un’abbondante somma di denaro.

Alla fine, ad aggiudicarsi l’uovo saranno l’Alfiere e John, che è stato fin dal principio un ladro e ha agito sotto mentite spoglie in accordo con la moglie per strappare dalle mani di Nolan il terzo uovo e aggiudicarsi il bottino. Insomma, se si stesse giocando a guardie e ladri non si saprebbe contro chi correre e da chi scappare.

Red Notice

I tre protagonisti partono da Roma, passano per Bali, la Russia, l’Argentina, rischiano in ogni angolo del mondo la pelle uscendone sempre senza graffi, si riesce a malapena a vedere qualche goccia di sangue tra una lotta con il toro e un ponte che esplode sotto i loro piedi. L’azione è quindi surreale e per essere accettata lo spettatore deve stringere un solido patto con la fantasia: non importa se chiunque al posto loro cadrebbe dal dirupo, se il lavoro della polizia sembra essere sempre superfluo, se una macchina della seconda guerra mondiale riprende a funzionare facendo un po’ di gas, e non importa nemmeno se i tre ladri hanno sempre energie senza mai consumare un pasto. Guardando Red Notice si accetta che l’impossibile diventi possibile anche per tre protagonisti profondamente umani e lontani da qualsiasi accezione che rimandi ai supereroi, se non la loro inviolabile mortalità.

Alla fine, ciò che propone il film è proprio questo: una piccola finestra spazio-temporale che culla per qualche ora le nostre menti in una realtà in cui l’essere umano è un supereroe che compie azioni inverosimili nel mondo in cui ci svegliamo ogni giorno. Tutto ciò rende Red Notice una perfetta americanata: eccentrica, esagerata, irreale, pacchiana, fuori dagli schemi e difficile da accettare, un po’ come un’hawaiian pizza.