Incastrati, su Netflix la serie crime con Ficarra e Picone. Recensione

Una delle tante sorprese del 2022 è il titolo tutto italiano, anzi, tutto siciliano, prodotto e distribuito da Netflix, ossia la serie gli “Incastrati”. Il famoso duo comico, Ficarra e Picone si cimenta, per la prima volta, nella serialità, scegliendo un genere estraneo alla tradizione del Bel Paese ma che ha da sempre appassionato i suoi abitanti, ovvero il crime. Gli Incastrati, scritto e diretto interamente da Ficarra e Picone, rappresenta una novità del panorama mediatico italiano e combina intelligentemente elementi di mistero, divertimento con un sottotesto di denuncia sociale. La tendenza di mischiare paradossalmente ironia e denuncia non è nuova ai due attori, così come appartiene a gran parte della comicità italiana che spesso sfrutta la rappresentazione macchiettistica e stereotipata dei personaggi per far luce sulle grandi problematiche della società italiana.

Ficarra e Picone, infatti, mentre intrattengono il pubblico stimolando la curiosità sui nuovi colpi di scena, non rinunciano a mostrare le peculiarità e le contraddizioni di un sistema corrotto. I due ridicolizzano così, non solo i criminali mafiosi, anche gli atteggiamenti omertosi di coloro che dovrebbero proteggere i cittadini dalla mafia. Gli Incastrati racconta le vicende improbabili di una coppia di amici che, per caso, si trova costretta ad affrontare fatti molto più difficili e grandi di quanto loro riescano a gestire. La risposta con la quale i due protagonisti affrontano i guai è in linea con le attitudini dell’italiano medio: nascondere la verità senza ammettere i propri errori.

Salvo e Valentino sono due tecnici della tv, il primo è sposato con la sorella di Valentino mentre quest’ultimo vive a casa di sua madre, coccolato dalle sue esagerate attenzioni. A casa del signor Gambino, chiamati per aggiustare la sua televisione, si ritroveranno, loro malgrado, a far fronte ad un evento cruciale: la morte dell’uomo. Inconsapevolmente presenti sulla scena di un delitto, Valentino e Salvo, impauriti di poter essere incolpati dell’uccisione del signor Gambino, tentano di cancellare le prove della loro presenza nella casa sfortunata, sottovalutando un problema che, nel corso della serie, diventerà sempre più difficile da ignorare. Di fatti, con il passare del tempo, i due tecnici finiscono per rimanere incastrati in pericoli davvero seri che coinvolgono addirittura la mafia. Gambino, all’apparenza semplice commercialista, in realtà gestiva gli affari di loschi criminali, tra i quali quelli di Padre Santissimo, temuto boss di Cosa Nostra. La situazione si complica ulteriormente nel momento in cui Salvo scopre che sua moglie lo tradiva niente di meno che con il malavitoso commercialista ormai deceduto, scatenando così la sua gelosia ed ira.

Quest’ultimo e suo cognato, Valentino, iniziano così una rocambolesca avventura fatta di minacce, depistaggi, menzogne e false promesse ma il tutto senza mai dimenticare il filo conduttore della risata e dell’ironia. I due protagonisti si destreggiano con finta scaltrezza tra criminali e polizia, mossi dalla necessità di salvare la pelle ma anche, sebbene celino la loro dolcezza, di proteggere la loro famiglia. Nel frattempo, tra i piani della mafia e di Salvo e Valentino si insinua la polizia che mentre cerca di arrestare il boss Padre Santissimo, capisce il ruolo chiave ma involontario dei due uomini a cui affidano uno spericolato contropiano.

Divertendo il pubblico, gli Incastrati lo sprona, contemporaneamente, a riflettere su questioni molto profonde: sfrutta un linguaggio nuovo e stereotipato insieme, lasciando piacevolmente sorpresi gli spettatori. L’approccio metalinguistico della serie, rappresentato dal racconto parallelo tra le vicende del programma preferito di Salvo, The Touch of the Killer, e gli eventi del telefilm stesso, aiuta a promuovere “Gli Incastrati” come un prodotto ben riuscito. Ficarra e Picone, d’altronde, hanno da sempre abituato il pubblico alle loro battute scaltre e a personaggi un po’ furtivi ma naïf. Inoltre, hanno mostrato spettacolari paesaggi siciliani che ben si prestano agli schermi, sia grandi che piccoli, ma mai avevano osato cimentarsi nella serialità, tuttalpiù di un certo tipo, spesso lontana dalla tradizione italiana, quale è quella del crime.

Di certo, la strada per la produzione italiana di telefilm che possano competere con il mercato è ancora lunga, soprattutto se si vuole sperimentare generi in cui “gli altri” paiono imbattibili. Infatti, alcuni sbrogli narrativi, negli “Incastrati” sono ancora troppo sbrigativi, e i personaggi si muovono tra le trame della storia come fossero consci della prossima risoluzione di tutti i problemi. Durante il procedere degli episodi, si ha la sensazione che anche con gli infiniti guai a cui Salvo e Valentino vanno incontro, in qualche modo, la situazione si risolverà e tutto ritornerà al suo stato di quiete iniziale. Questo è dovuto sicuramente al tono comico della serie, ma soprattutto ad una familiarità naturale propria ai due personaggi che, nonostante siano inediti, il pubblico sembra conoscere da sempre. Intanto, evitando gli spoiler, la seria Gli Incastrati raggiunge il suo apice proprio nel colpo di coda finale che inaspettatamente stupisce gli spettatori regalando loro, una sequenza ai limiti del western.

In cima alla classifica dei più visti su Netflix, “Gli Incastrati” non delude le aspettative di una fetta di pubblico già appassionato a Ficarra e Picone e auspica, intanto, di catturare l’attenzione dei più giovani e degli esperti amatoriali di crime. Seppur andrebbe, forse, perfezionata, la serie riesce nell’intento primario del suo esistere: intrattenere. Gli Incastrati ha la stoffa per avere un seguito e, senza dubbio, saremo tutti pronti ad affrontare un nuovo binge watching, espressione, questa, che mai avremmo pensato di associare ai due siciliani doc come Ficarra e Picone.