La fiera delle illusioni: del Toro e il cupo ritratto della bestialità umana

Ormai lo sappiamo: a Guillermo del Toro piace giocare con la mente dello spettatore, illuderlo di sapere tutto per poi, infine, stupirlo con effetti speciali. La fiera delle illusioni, uscito al cinema da pochi giorni, è l’emblema dello stile del regista: un film cupo, affascinante e destabilizzante, da cui non si riescono a staccare gli occhi, proprio come quando si guarda un prestigiatore.

la fiera delle illusioni

Con Bradley Cooper, Rooney Mara e Cate Blanchett, interpreti perfetti della simbologia del film, la pellicola è l’adattamento del romanzo Nightmare Alley del 1946 di William Lindsay Gresham. Candidato a diversi riconoscimenti ed elogiato dalla critica, il film è uno dei migliori titoli di del Toro.

In La fiera delle illusioni Bradley Cooper interpreta Stan Carlisle, un uomo che si unisce a un luna park itinerante dapprima come manovale e poi, visto il suo interesse per la chiaroveggenza, come aiutante di Zeena e Pete. I due eseguono un numero in cui la donna conquista il pubblico coi suoi poteri mentali, ingannandolo tramite un astuto sistema di linguaggio codificato e piccoli trucchi del mestiere.

Stan, sempre più affascinato dal mondo della preveggenza e della lettura del pensiero, comincia a studiare le tecniche dei due mentre sogna di portare in scena un numero tutto suo. Zeena e Pete lo avvertono dei pericoli delle abilità di ingannatore, ma Stan è sempre più intenzionato a farle proprie e padroneggiarle e propone a Molly, una collega del luna park, di fuggire con lui e farle da assistente.

La fiera delle illusioni

Se nella prima parte del film l’inquietudine e il grottesco derivano naturalmente dall’ambientazione circense e dai soggetti eccentrici che ne fanno parte, la seconda metà del film si regge su giochi psicologici e inganni mentali degni dei migliori thriller. Stan basa il suo successo e la ricchezza sull’illusione di conoscenza che conquista gli avventori del suo spettacolo. Persone che vogliono essere scoperte, messe a nudo, ingannate per potersi sentire meglio ed espiare le proprie colpe.

E così, se da una parte troviamo le anime deboli e dilaniate dai peccati e dai rimorsi, che vedono in Stan una salvezza e un contatto con chi ha pagato per i loro sbagli, dall’altra c’è un uomo pronto a usare i trucchi più subdoli per infilarsi nelle ferite del pubblico e fingersi medicina per i loro dolori. A spingerlo non è solo il denaro, ma anche il bisogno di controllare ed esercitare potere sugli altri.

Ma da dove nasce questo bisogno? La scena iniziale, riproposta più volte nel corso del film in forma di flashback e approfondita soltanto nel finale, suggerisce sia un desiderio di rivalsa verso qualcuno in particolare; in realtà il messaggio di del Toro appare molto più cupo e schietto: alcune persone hanno in sé la bestialità, e nessuna maschera o abilità riuscirà mai ad annientare la loro vera natura.

È un uomo o una bestia? è la domanda che ci viene continuamente riproposta durante il film. Qual è il confine tra l’umanità e il più basso istinto animale? Qual è il limite oltre il quale si diventa bestie e si abbandona ogni inibizione?

Del Toro dirige con abilità il racconto della discesa di un uomo verso gli abissi, della sua progressiva disfatta, approfondendo nel frattempo le varie sfaccettature dell’animo umano, dalle più pure alle più oscure. Se da una parte c’è Molly, con la sua innocenza e bontà impossibile da contaminare, dall’altra ci sono Stan e Lilith, schiavi dell’inganno e della necessità di controllare gli altri, anche pagando un prezzo molto alto.

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Bradley Cooper e Cate Blanchett vestono alla perfezione i loro ruoli, donando uno charme irresistibile ai propri personaggi e scatenando al contempo ripudio nei loro confronti. Rooney Mara completa la triade dei principali, ma è anche grazie agli altri attori che il film riesce nel suo intento, confermandosi come una delle pellicole più riuscite del regista messicano.

Willem Dafoe, Ron Perlman, Toni Collette e gli altri contribuiscono a creare un’atmosfera unica e a trasmettere quell’affascinante inquietudine che rende il film un prodotto imperdibile.

La fiera delle illusioni non ha bisogno di attingere al paranormale o al realismo magico come altri titoli di del Toro per conquistare il pubblico. Il regista ha superato egregiamente la prova, riuscendo a turbare e ammaliare con giochi mentali e una cupa analisi della psiche umana. Un vero e proprio luna park di illusioni.