Don’t Worry Darling, spiegazione del finale: quali segreti si nascondono a Suburbia?

Uno dei film più chiacchierato dell’anno è finalmente uscito in sala. Dopo le voci di faide, incidenti sul set e sputi, Don’t Worry Darling è arrivato nei cinema dividendo il pubblico.

Il thriller psicologico di Olivia Wilde vede come protagonista la casalinga Alice (una straordinaria Florence Pugh) districarsi nella sua apparentemente perfetta vita suburbana degli anni ’50 con suo marito Jack (Harry Styles).

Già dai trailer era abbastanza chiaro che non tutto era esattamente come sembrava, anzi, il colpo di scena finale era già ampiamente telefonato.

Il film voleva dare una sorpresa finale allo spettatore degna dei film di Nolan e compagnia, combinando elementi dei classici Thriller psicologici con una storia alla The Truman Show, ma il finale è pieno di lacune, spiegazioni accelerate e una rivelazione che era ovvia fin dall’inizio del film. Se alcune parti fondamentali vi sono sfuggite o vi sentite ancora un po’ confusi dalla messa in scena, ecco una spiegazione del finale di Don’t Worry Darling.

L’inizio della parte finale del film si ha quando Alice viene sottoposta a un’intensa terapia a base di scosse elettriche dopo aver provocato il caos alla cena in casa di lavoro organizzata da suo marito, cena alla quale partecipano Frank (Chris Pine) e Shelley (Gemma Chan) le persone più influenti di tutta Victory.

Alice implora Jack di fuggire con lei provando a convincere il marito delle sue teorie sull’artifizio delle loro vite. In un primo momento Jack accetta, ma è tutta una trappola per farla salire in macchina e farla trascinare via da uomini che assomigliano alle guardie di Squid Game, da qui vediamo Alice sottoposta a terapia d’urto e finalmente otteniamo tutte le risposte che stavamo cercando.

Non solo lei aveva ragione riguardo Victory, la loro vita lì infatti non è nient’altro che una simulazione, ma scopriamo anche chi sono i protagonisti nel mondo reale, Alice è un chirurgo oberato di lavoro che vive con il suo fidanzato, Jack, molto diverso da come l’avevamo visto finora, con tanto di lentiggine e occhiali alla Edward Snowden.

Jack, nel mondo reale, ha perso il lavoro, e lei è costretta a fare altri turni in ospedale. È chiaro che Jack prova risentimento nei confronti della donna per il suo ruolo di capofamiglia e per aggiungere al danno la beffa è sottintesa anche una vita sessuale inesistente. È ormai chiaro che a Jack la realtà non gli vada più bene.

Di colpo però torniamo a Victory e a tutto il suo splendore, Alice viene riaccolta dopo la cura da tutti i suoi amici, e tutto sembra riprendere nella più serena normalità, ma qualcosa non va ancora per il verso giusto, Quando Alice sta preparando la cena per Jack, quest’ultimo canta la canzone ricorrente che le fa riaffiorare il ricordo della sua vita reale, provocandole un esaurimento nervoso che riporta la sua mente al mondo reale ed è a questo punto che viene quindi spiegato come è nato tutto.

Il Jack del mondo reale segue il processo di selezione per entrare a Victory, quindi nient’altro che una simulazione “da realtà virtuale” della sua vita che avrebbe sempre voluto, vediamo infatti il corpo di Alice (ignara di tutto ciò) addormentato e collegato a una macchina, capiamo quindi che mentre Jack può entrare e uscire dalla simulazione quando vuole, questo lusso non è concesso ad Alice.

La protagonista, ormai a conoscenza della verità pur essendo ancora all’interno della realtà virtuale, affronta Jack rinfacciandogli il fatto di averla intrappolata contro la sua volontà e a sua insaputa. Jack sostiene che lei non era felice, ma Alice difende fortemente il suo lavoro, le sue scelte e la sua vita libera.

Viene poi spiegato che quando gli uomini di Victory vanno a “lavorare”, in realtà stanno rientrando nel mondo reale, in modo da poter lavorare per pagare la simulazione in cui intrappolano le loro mogli. Segue dunque un litigio fra Alice e Jack in cui Florence Pugh si esibisce in una recitazione di altissimo livello. Litigio che sfocia in violenza fisica e quando Jack cerca di strangolarla, lei di riflesso spacca un bicchiere sulla testa di lui, uccidendolo.

Bunny (Olivia Wilde), migliore amica di Alice, scopre la scena insanguinata e Alice le racconta la verità su Victory. Bunny confessa di saperlo e di aver scelto questa vita per stare con i suoi figli nella simulazione, sottintendendo che sono morti nella vita reale.

Bunny incoraggia Alice a scappare e a lasciare Victory prima che la uccidano. Quando Alice esce in strada con il sangue di Jack spalmato addosso, i sospetti di tutte le mogli sembrano essere confermati, svegliandosi finalmente alla realtà della loro esistenza e del tradimento dei loro mariti, compresa Shelley che accoltella Frank, affermando che ora è “il loro turno”

Assistiamo nelle ultime scene quindi a un inseguimento in auto tra Alice e le guardie di Victory, con la donna che corre verso il quartier generale in cui l’abbiamo vista andare in precedenza nel film, che l’ha inspiegabilmente riportata in camera da letto con lo zapping, senza che ricordasse come esserci arrivata. È chiaro che questo è un modo per… resettare? Lasciare il gioco?Trasportarsi magicamente nella vita reale?

Chi lo sa, perché la sceneggiatura di certo non lo sa ed è proprio questo probabilmente il punto più debole dell’intero film. Raggiunto questo quartier generale Alice lascia la simulazione prima che le guardie possano raggiungerla (qui ci si chiede perché in precedenza invece non è stato così). Lo schermo diventa nero, nessuna immagine, sentiamo solo Alice che si sveglia, ansimando.