Matrimonio a punti: il film Netflix mette in scena banalità, volgarità e stereotipi. Recensione

Una tipica commedia sentimentale che si rivelerà essere una vera palla al piede, ridicolmente tirata per le lunghe fino al suo finale scontato.

Matrimonio a punti è un film argentino sbarcato sulla piattaforma streaming Netflix lo scorso 7 dicembre. Il suo titolo originale è Matrimillas, mentre quello internazionale è The Marriage App. Il nocciolo della questione è: guadagnare più punti possibili.

Federico (Juan Gervasio Minujìn, noto attore argentino per film come Eva & Lola e I Due Papi) distrugge la portiera di una macchina mentre stava guidando e cambiando la stazione radio contemporaneamente. La portiera sradicata appartiene all’auto di Belèn (Luisana Loreley Lopilato, famosa attrice argentina per film come Fair Market Value e Un passato da cancellare), intenta a mettere nel bagagliaio alcuni regali, che si ritrova la sua macchina distrutta.

La giovane donna chiama subito il carro attrezzi e Federico, sentendosi in colpa, lo aspetta insieme a lei. In questo modo i due si innamorano, si sposano e fanno due figli, Mika e Toto, il tutto nel giro di qualche anno.

Federico è un dentista con la passione per la cucina asiatica, mentre Belèn è una venditrice di giocattoli per bambini e anche ideatrice di modelli unici. Il loro matrimonio è in crisi, dal momento che lui è più interessato al suo hobby culinario che alla famiglia e lei è costretta ad occuparsi sia della casa che dei loro figli. Durante una cena con un’altra coppia, Federico e Belèn vengono convinti da questi a iscriversi ad Equilibrium, una sorta di club privato che dà consulenza matrimoniale.

La coppia decide di far parte di questo club, scoprendo che ogni socio ha un orologio molto tecnologico che assegna o toglie una certa quantità di punti, in base a come il partner si comporta con la sua dolce metà. Il sistema è costruito come se fosse una linea aerea che premia i passeggeri con le miglia, oppure si può vedere anche come un app che assegna determinati punti, a seconda del comportamento del coniuge.

Da questo momento in poi, la coppia si concentra e si dedica totalmente l’uno all’altra, con l’obiettivo di raggiungere il maggior numero di punti. Inizia una vera e propria competizione quando Federico scopre che con 1000 miglia può permettersi di fare un viaggio, senza sentirsi in colpa nei confronti della moglie, perché quei punti li avrà ottenuti proprio facendo carinerie ed essendo romantico con lei.

Purtroppo per lui, però, Belèn scopre che tutte le smancerie e le attenzioni che riceve da Federico sono false e suo marito le compie solamente per ottenere più miglia e poter partire con gli amici per una gara di cucina in Messico. Allora, anche Belèn inizia a comportarsi come Federico, facendo la brava mogliettina solamente per accumulare più miglia di lui e, inoltre, trova anche un escamotage per riuscire a togliergli molte miglia.

Alla fine, il sistema che avrebbe dovuto riavvicinarli come coppia, li sta, invece, facendo allontanare sempre di più, fino alla loro separazione. Tuttavia, i due hanno dei figli in comune e quindi, frequentando i loro hobby, sono costretti a incontrarsi. Riusciranno Federico e Belèn a rimettersi insieme e vivere felici e contenti?

Il film è diretto da Sebastiàn De Caro, noto regista argentino per pellicole come My First Wedding e 20000 Kisses. La produzione è della Buffalo Films e Tieless Media, mentre la sceneggiatura appartiene a Gabriel Korenfeld.

Matrimonio a punti è un film di genere commedia romantica, con tutti gli elementi tipici di questa categoria di pellicole, ma esaltati all’ennesima potenza e ridicolizzati il più possibile.

L’incontro tra i futuri coniugi è banale e scontato: all’inizio non si sopportano, anzi, lei odia lui, dal momento che le ha sfasciato l’auto, ma poi si innamorano e convolano a nozze. Un altro cliché della commedia romantica è quello della crisi matrimoniale: la coppia deve risolverlo, altrimenti sarà la fine.

Il ruolo dei figli è superfluo e stereotipato, con la ragazzina adolescente irriverente e maleducata e il figlio più piccolo che non eccelle nello sport. Non ci sono colpi di scena perché ogni singola azione è facilmente intuibile; persino il finale lo si può prevedere anche dopo cinque minuti dall’inizio del film.

Inoltre, ci sono parolacce disseminate per tutta la pellicola, dette a sproposito e senza un motivo apparante, perfino dalla figlia, con il risultato di volgarità e squallore. Quando la coppia inizia a raccogliere punti, i loro orologi emettono un suono e questo è bizzarro e fastidioso, perché si vedono loro che si comportano come due sciocchi e di sottofondo si sente il rumore irritante della notifica.

Il nocciolo della trama, ovvero guadagnare punti per migliorare il matrimonio, era anche interessante, ma è stato sviluppato in modo pessimo. Con uno schema così, concentrandosi solo sui punti, si poteva girare anche un film horror o thriller, magari con i coniugi che arrivavano ad uccidersi a vicenda perché ammattiti per l’ossessione dei punti. O più semplicemente, una commedia romantica, ma meno ridicola e demenziale.

Per concludere, se volete sprecare un’ora e mezza circa della vostra vita, guardate questo film. Altrimenti, non vi perdete assolutamente niente. Una pellicola stereotipata e insignificante, che non ti lascia nulla dentro, se non il senso di aver perso del tempo prezioso.