Clock: un film antifemminista raccapricciante e ripugnante | Recensione

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Clock

La storia di una donna disposta a tutto per far tacere la società attorno a lei che la opprime con le sue idee bigotte.

Ella (Dianna Agron, nota attrice per film come Burlesque e Shiva Baby) è una donna che può vantarsi di avere una vita perfetta: ha un marito che la ama moltissimo, ha una carriera avviata e di successo come arredatrice di interni, vive in una casa meravigliosa anche grazie al fatto che suo marito è un medico. Insomma, non le manca nulla. Eppure, c’è qualcosa che gli altri le recriminano.

I suoi amici e conoscenti, suo padre e suo marito stesso rimarcano sempre il fatto che ancora non è diventata madre. Ella ormai compie 38 anni e il suo “orologio biologico” sta per ticchettare i suoi ultimi rintocchi: o procede al concepimento oppure non avrà più tempo. Il punto è che lei non vuole saperne di avere figli ma, soffocata dalle continue ed insistenti pressioni, Ella cede.

La donna si iscrive ad un programma clinico sperimentale dove assicurano che dopo dieci giorni di terapia sarà pronta per diventare una madre amorevole e desidererà avere dei figli. Quello che Ella deve lasciarsi fare è farsi aggiustare come se fosse un orologio rotto. Il programma termina e i risultati sono arrivati. Saranno quelli desiderati da Ella?

Clock è un film di genere thriller/ horror, disponibile sulla piattaforma streaming Disney+ dallo scorso 31 marzo. La pellicola è diretta da Alexis Jacknow, una nota regista per film come Again e Obbligo o verità e la casa di produzione del film è la 20th Digital Studio.

Un film con delle scene disgustose ed esplicite

Se siete persone impressionabili, soprattutto sull’argomento gravidanza e parto, allora non guardate questo film. Nella pellicola si vedono immagini a dir poco agghiaccianti e stomachevoli. Ad esempio, si assiste ad una visita ginecologica, focalizzando l’attenzione sugli strumenti usati dal medico; oppure si vedono delle scene alternate tra un parto, dove si vede il neonato uscire, e una donna in piedi con un feto penzolante tra le sue gambe attraverso il cordone ombelicale.

Inoltre, scene sessualmente esplicite a parte (durano solo pochi secondi ma comunque inutili e fini a sé stesse) c’è anche una parte dove, all’improvviso, viene inquadrato in primo piano il pene del marito di Ella perché se l’è ferito. Una scena inutile e disgustosa che non serve a niente ai fini della trama. Un film pieno zeppo di immagini nauseanti e disgustose che non servono a fare paura, ma solo a far vomitare le persone.

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Un finto horror e un messaggio antifemminista

Alcuni classificano Clock come film horror, ma soltanto perché ci sono dei jump-scare improvvisi, banali, inutili e prevedibili? Musiche improvvise ad alto volume e donne allungate e nere non rendono un film pauroso. Inoltre, per chi è esperto di horror, in questo film non verrà mai colto di sorpresa e potrà benissimo capire quando e dove sbucherà l’immagine che dovrebbe fare paura.

Clock narra la storia di come una donna ha buttato al vento la propria vita e la propria carriera soltanto perché non è diventata madre e tutte le sue amiche sì. Purtroppo, ancora oggi ci sono moltissime persone che credono che una donna non sia completa se non fa dei figli. Sbagliato: ognuno conduce la sua vita come meglio crede e se una donna si sente più realizzata nel lavoro piuttosto che nella famiglia, nessuno deve inculcarle l’idea di essere rotta. Questo film promuove la maternità piuttosto che il lavoro, rinunciando perfino alla salute fisica e mentale. Ridicolo. Se volete gettare via 90 minuti del vostro tempo, guardate Clock, altrimenti non vi perdete nulla.