Oppenheimer è forse il peggior film di Christopher Nolan, non ha giustificazioni | Recensione

Oppenheimer
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Il successo al botteghino di Oppenheimer era immaginabile, sia per il regista, sia per la storia, ma i dubbi erano forti.

Non si può di certo dire che l’ultima epopea di Nolan sia una catastrofe, anzi, tutt’altro, Oppenheimer è un grandissimo film di 3 ore con un cast eccezionale, nonostante la durata eccessiva, il tempo scorre rapidamente con un ritmo sostenuto.

Quello che forse ci si aspettava dal regista di fama mondiale era che eguagliasse, se non addirittura superasse il suo capolavoro esaltato dalla critica, Dunkirk. Invece, nonostante il budget da 100 milioni di dollari, il risultato è contrastante. Sicuramente si tratta di un progetto ambizioso dove non mancano i momenti ipnotici da lasciarti incollato alla poltrona del cinema, però i grandi passaggi non riescono a trovare un appoggio stabile per avere una narrazione costante.

La trama sembra sempre fermarsi alla superficie senza mai andare in profondità, nonostante le tre ore a disposizione. Anche se il tema trattato sia di livello mondiale, la storia rimane circoscritta, dimenticandosi di qualsiasi ricerca visionaria per arrivare a un significato superiore, oltre alla politica e la scienza.

Da quando abbiamo sentito parlare del film è sempre parso che fosse dedicato alla storia dell’invenzione della bomba atomica con una personale sfaccettatura proprio sul suo creatore, visto come uno scienziato folle. Effettivamente all’inizio abbiamo questa sensazione quando entriamo nella mentre del giovane J. Robert Oppenheimer percependo, con la vista e con le sensazioni dovute all’IMAX, quello che lo tormenta, la fascinazione dello scienziato per la teoria quantistica e tutte le sue complesse implicazioni.

Oppenheimer è un progetto forse troppo ambizioso

Nonostante sia vero che la trama ci racconta scientificamente, per quanto possibile e comprensibile, i momenti salienti della creazioni di uno dei progetti più grandi della scienza, allo stesso tempo le storie principali non riescono ad avere un vero e proprio impatto. Fin troppo tempo viene dedicato alle relazioni sentimentali dello scienziato, dove le donne vengono dipinte come irrazionali e istrioniche, mentre quando non si tratta dei suoi turbamenti amorosi, il resto del cast femminile viene sottovalutato e messo in un angolo con affermazioni semplicistiche o eccessivamente ingenue.

In generale la storia appare come un insieme dei momenti che hanno portato al processo a porte chiuse di Oppenheimer con sequenze mischiate in ordine casuale tra conflitti e invidie, rappresentati con tre tecniche: quelle più attuali girate in bianco e nero, gli eventi storici con colori tenui e le parti centrali rappresentate da colori più accesi. Sarebbe stato interessante l’uso di diverse tecniche per distinguere le epoche, solo che ad un certo punto sembrano inserirsi in modo del tutto casuale.

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Le scelte di Nolan appaiono difficili da comprendere

Forse il fatto di confondere le epoche, secondo il registra, avrebbe aiutato lo spettatore a capire l’instabilità della teoria quantistica, lasciando che le linee temporali si mescolassero saltando da quello che sembra un approccio classico, con alcuni montaggi e tagli a volte stridenti, a una fotografia quasi sperimentale. Forse per Nolan questa è l’espressione del tempo che esiste in ogni momento e simultaneamente.

Difficile dirlo, soprattutto perché se così fosse allora avrebbe dimenticato di dare un giusto peso a ogni trama e sottotrama, che sullo schermo appaiono disordinate, come se la biografia fosse stata semplicemente riportata in modo caotico, prendendo spezzoni della vita vissuta per dare forma a quella che invece che è una storia molto più grande, che ruota intorno la creazione e l’utilizzo delle armi nucleari, cambiando totalmente l’aspetto del nostro mondo per sempre. Esiste una Terra prima dell’atomica e una Terra dopo l’atomica e questa è drammaticamente la realtà dei fatti.

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Le implicazioni della bomba atomica sull’umanità

Aver creato questo ordigno è un risultato eccezionale per la scienza, ma allo stesso tempo è la condanna del genere umano, questo dato di fatto rappresenta il nucleo del tormento di Oppenheimer evidenziando come gli esseri umani sappiano fare scoperte a dir poco miracolose per poi rendersi conto, solo a posteriori, delle implicazioni che queste avranno su chiunque abiti la Terra. Sfortunatamente il film non è all’altezza di dare il giusto peso a questo aspetto, concentrandosi di più su tragedie personali e lasciando le vicende di più grande interesse, come Los Alamos, sullo sfondo.

Il film potrebbe benissimo essere suddiviso in più parti: quella dedicata a Los Alamos, la parte dedicata alle indagini per il nullaosta e quella delle udienze del Congresso. Potrebbero esistere ognuna con un film a sé stante e per come sono state girate, potrebbero avere la firma di registi diversi. Inoltre, non bisogna dimenticarsi che questo film è stato girato appositamente in IMAX, una mossa azzardata per un biopic, però inizialmente sembrava che Nolan avesse trovato la giusta quadra tra la biografia e la fantascienza, facendoci vivere lo sconvolgimento interiore del protagonista. Aspetto che si è completamente perso dopo la prima mezz’ora.

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Il capriccio di Nolan per l’IMAX

In questo film il regista ha voluto azzardare, in molti si sono chiesti se avrebbe avuto senso girare un film biografico con l’IMAX, soprattutto per le implicazioni economiche che questo richiedeva. I dubbi sono stati ben presto chiariti, e la risposta è no! Non era necessario usare l’IMAX per farci vivere l’ebrezza di tre esplosioni in tre ore di film. Per quanto siano eccezionalmente realistiche e impressionanti, non giustificano questa scelta. In realtà, nei momenti più sperimentali, avrebbe potuto osare di più fino all’esagerazione in perfetto stile Nolan.

L’esplosione atomica dovrebbe essere il cuore pulsante del film, non solo da un punto di vista visivo, ma anche emotivo, ma quello che ne arriva è semplicemente la sequenza che avevamo già visto nel trailer solo più estesa. Trovo corretta l’argomentazione per cui la distruzione di massa non deve essere in alcun modo vista come un mero intrattenimento, dove non c’è nulla da glorificare. Però quel momento esatto della pellicola, quello che aspettavano tutti, avrebbe dovuto trasmettere terrore ad un nuovo livello ancora mai provato.

Anche in concomitanza con le reazioni dello stesso Oppenheimer e dei suoi collaboratori, l’esaltazione di anni di ricerca con un risultato eccezionale e la consapevolezza di essere ‘morte, distruttori di mondi’. Questo aspetto necessitava di essere messo al centro della scena, perché la vita e il lavoro di Oppenheimer e tutto quello che ne ha comportato sono il motivo per cui esiste questo film.

In questa rappresentazione controversa tutto sembra irrispettoso verso l’uomo al centro della storia e soprattutto verso l’umanità che adesso dovrà fare per sempre i conti con la minaccia nucleare. Tra Hiroshima e Nagasaki si contano più di 210.000 morti.

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Le interpretazioni salvano la faccia di Nolan

A dare davvero spessore al film sono le interpretazioni, Cillian Murphy nel ruolo del protagonista ha superato se stesso, con quella che diventerà sicuramente una candidatura all’Oscar e non stupirebbe se dovesse vincere. Anche il co-protagonista, Robert Downey Jr. (per quanto la trama non gli dia il giusto spazio nelle motivazioni che lo hanno portato a fare quello che ha fatto) si dimostra ancora una volta uno dei più grandi attori del nostro tempo.

Lo stesso vale per Emily Blunt, purtroppo non le è stato dato abbastanza tempo sullo schermo, ma quando ha potuto prenderselo ha regalato uno dei momenti emotivamente più profondi dell’intera pellicola. Matt Damon fa un ottimo lavoro per bilanciare il severo e l’umoristico, non sbaglia una scena. Invece, Florence Pugh si trova incastrata in un personaggio complesso, doloroso e intrigante che non ha mai l’opportunità di essere correttamente rappresentato, lei fa del suo meglio con una scrittura scarna che la valorizza molto poco.

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Un film grandioso senza cuore

In definitiva Oppenheimer è indubbiamente un film grandioso, ogni scena, soprattutto le sequenze estese, sono perfettamente realizzate, con immagini e fotografia praticamente sempre splendide, quello che non riesce a convincere è l’incapacità di raccontare questa storia, oltre alla totale mancanza di motivazione per un tale investimento.

Il risultato è forse il peggior film di Christopher Nolan, non sicuramente per la maestosità delle sequenze, ma proprio nella sua esecuzione troppo ambiziosa che tralascia il cuore e quell’aspetto drammaticamente freddo e asettico che avrebbe fatto la differenza in quella che poteva essere una sublime danza astratta tra bene e male, emozione e imperturbabilità, davanti alla più grande scoperta scientifica destinata all’estinzione della razza umana.