Recensione: perché “Per tutto il resto dei miei sbagli” di Camihawke sta avendo così tanto successo?

Per tutto il resto dei miei sbagli è il primo romanzo di Camilla Boniardi, content creator e influencer brianzola, nota sui social con il nome di Camihawke. A 48 ore dall’uscita, il libro edito da Mondadori era già alla seconda ristampa, un record che merita di essere analizzato.

Perché Per tutto il resto dei miei sbagli ha avuto, e sta avendo, così tanto successo?
Sicuramente, l’affetto che la community creatasi intorno a lei in circa 5 anni di presenza assidua tra YouTube, Facebook e Instagram ha un ruolo determinante. Camilla è un personaggio, anzi una persona, alla quale non è difficile voler bene: è una ragazza che si racconta al proprio pubblico con semplicità, trasparenza e ironia, senza sovrastrutture. Personalmente, ne apprezzo in particolare la vena comica, ridere e far ridere è tutt’altro che banale o privo di importanza, soprattutto in un periodo storico come questo. Il suo talento sta proprio nella capacità di rendere interessanti e divertenti particolari ed elementi all’apparenza irrilevanti, come le focaccine dell’Esselunga o lo yogurt al pistacchio.

Il rapporto, solido e sincero, che ha saputo creare con i suoi follower si è tradotto nell’acquisto della sua impresa editoriale, con lo stesso entusiasmo con cui, tutti noi, compreremmo il romanzo d’esordio di un amico: scrivere un libro e vederselo pubblicare non è una sciocchezza e, per chi ti apprezza, è inevitabile sostenerti. A questo, si aggiunge la curiosità, la voglia di saperne di più, quella di ritrovare la persona nei personaggi del libro, per arricchire il proprio immaginario e fantasticare, attività gradita ai più. Inoltre, al di là del sentimento che si può provare per qualcuno che, di fatto, non si conosce, chi segue Camilla ha la consapevolezza che si tratta di qualcuno di molto abile con le parole, con una bella proprietà di linguaggio e una cultura umanistica solida, che traspare dalle sue considerazioni sull’attualità, dai suoi commenti su libri, film e serie tv.
Queste considerazioni sembrano offrire la risposta al pazzo pre-order del romanzo: una persona stimabile scrive un libro, di cui inizia a parlare al suo abbondante milione di seguaci, generando il desiderio di possederlo e leggerlo.

Una simile premessa porta anche ad alzare l’asticella delle aspettative, soprattutto in chi legge abitualmente e, magari, ha un pregiudizio nei confronti di chi, provenendo da un altro mondo, sceglie di lanciarsi nella difficile impresa della scrittura letteraria.
Per tutto il resto dei miei sbagli si legge in un paio di giorni scarsi, è un testo piacevole e scorrevole che sembra rivolgersi a un pubblico giovane, lo stesso nato dalla masticazione dei social a colazione, pranzo e cena. Si fa fatica ad attraversare le pagine senza sentire nella testa la voce inconfondibile di Camilla, i dialoghi stessi hanno l’intonazione delle storie di Instagram e l’aderenza della protagonista, Marta, alle caratteristiche dell’autrice, è difficile da non notare.  La storia, infatti, coincide in modo impressionante con quella Camihawke che, per noi che la seguiamo dal 2015, appare quasi come un’autobiografia. In diverse occasioni, tuttavia, Camilla ha tenuto a sottolineare che si tratta di finzione letteraria e non di un diario segreto. Sicuramente i nomi sono inventati, come le parole scambiate tra i diversi personaggi, e posso bene immaginare che non abbia fatto un copia e incolla di email private. D’altra parte, fin dalle prime pagine e andando poi avanti nella lettura, risulta davvero difficile non sostituire il nome Marta con quello di Camilla e quello di Leandro con quello di Aimone: Marta studia giurisprudenza, che odia esattamente come l’autrice, ironizza sul Piccolo Principe, come Camilla nelle sue storie Instagram, la casa di Leandro a Perugia è descritta in modo pazzescamente simile a quella di Aimone, che abbiamo imparato a riconoscere e ad amare nelle storie e nei post… questi sono solo alcuni esempi nella miriade di dettagli che coincidono con quelli della vita di Camilla a noi noti.

Si scrive sempre di sé, ha detto qualcuno di importante che ora non ricordo, qualsiasi autore attinge inevitabilmente al proprio trascorso, traducendone sentimenti ed emozioni in racconti che parlano delle vite di altri, frammentando il proprio punto di vista nei personaggi, siano essi i protagonisti o meno. Trovo però diverso prendere la propria vita e raccontarla cambiandone solo gli aspetti meno rilevanti.

La narrazione di Per tutto il resto dei miei sbagli resta, a mio avviso, una storia incentrata su due individui che però manca di un respiro più ampio, come, ad esempio, una cornice socio-culturale. Un’altra citazione importante per esprimere il mio parere sul libro, apertura di Anna Karenina dell’immenso Tolstoj, è: “tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo”. Se il tema centrale è la storia di determinati individui, serve, se non l’infelicità o la tragicità laceranti, almeno dell’inquietudine palpabile, del tormento, qualcosa che desti interesse e che sia motore della narrazione.

In Per tutto il resto dei miei sbagli non c’è traccia di questo quid, la sofferenza e il dolore, buon per Marta, non sono pervenuti: è la storia è di una vita come tante, anzi, di una vita particolarmente bella. La protagonista è una ragazza cresciuta in una famiglia con due genitori che la amano, che si occupano di lei, la valorizzano, le organizzano feste di compleanno sul balcone in un’atmosfera da sogno a occhi aperti… in questo contesto viene da pensare che, probabilmente, quei rari avvenimenti destabilizzanti e non realmente drammatici si siano trasformati nella percezione di qualcosa di insopportabile, fino a concretizzarsi in un problema concreto, quello dei disturbi alimentari che, però, di fatto viene affrontato solo di striscio.

Nessuno ha il diritto di giudicare il livello di sensibilità altrui, di conseguenza è più che plausibile che quelle che per alcuni possono sembrare questioni di poco conto, per altri siano invece motivo di profondo turbamento e questo è un dato indiscutibile. Secondo me, tuttavia, un romanzo rispettabile ha bisogno di qualcosa di più che la normale insicurezza di una ragazza. Affinché scatti un’identificazione “produttiva” per il lettore, non è sufficiente una relazione andata male, fatta di silenzi e poca affinità e una sofferenza che rimane in superficie.

Quali sono gli sbagli di Marta, qual è l’insegnamento o l’evoluzione profonda del personaggio? Al lettore, o almeno a un certo tipo di lettore, non importa che quel che è raccontato sia realmente accaduto, importa che sia realmente toccante. A meno che non si stia scrivendo un romanzo umoristico, ma non è questo il caso.

Per tutto il resto dei miei sbagli è senza ombra di dubbio una storia d’amore che appare rivolta a quegli amori acerbi, fatti di incomprensioni, timidezze spropositate, sensazioni di inadeguatezza a volte persistenti durante la fase della crescita, una storia raccontata da una penna leggera e capace di fare una (lieve) carezza a un giovane lettore nel pieno dei propri turbamenti amorosi, mostrando che le cose nella vita cambiano (fortunatamente) e che ciò che inizialmente sembra brutto, può evolvere positivamente con il tempo e l’esperienza. Non male il fatto che l’arco temporale entro il quale si compie la storia d’amore dei due protagonisti sia consistente: quello di Marta e Leandro è un amore che richiede i suoi tempi, lunghi, senza i quali non sarebbe altrettanto bello.

In conclusione, Per tutto il resto dei miei sbagli sembra essere un romanzo-biografia del tipo young adult, che può far sperare alcuni giovani circa la possibilità di un amore “puro”, che può intenerire chi già conosce e ama Camilla, della quale vi ritrova la storia, ma che lascia un po’ perplessi gli altri.

La vita di Marta è quella di ragazza di 25 anni con i tratti di un’adolescente privilegiata e a volte un po’ capricciosa che, abituata a essere amata senza condizioni, piange e si dispera per degli amori andati male. Forse un po’ poco per scriverci un libro. Diciamo che si tratta di un buon “prrrodotto” (chi segue Camilla leggerà questa parola con la corretta intonazione), ma non di buona letteratura, con tutta la simpatia e la stima, immutate, che nutro per lei e il suo lavoro.