L’inverno dei leoni, è il momento del tramonto della famiglia Florio. Recensione

Dopo il grandissimo successo de I leoni di Sicilia, la saga dei Florio, caso editoriale internazionale, i lettori non aspettavano altro che poter continuare a scoprire cosa sarebbe successo alla famiglia Florio. Strafania Auci alla fine ci ha accontentato e nel 2021 ha pubblicato L’inverno dei leoni, edito sempre da Editrice Nord. Fin dalla copertina ci fa sognare con il meraviglioso dipinto “Quando il cuore è giovane” (1902) di Johan William Godward, L’inverno dei leoni è il romanzo che conclude “La saga dei Florio”.

Il primo libro si chiudeva con la morte di Vincenzo Florio, uno dei patriarchi, figlio di Paolo che, con il fratello Ignazio, era arrivato a Palermo dalla Calabria, povero e con il grandissimo desiderio di costruire qualcosa di importante, per impiantare una “putìa” di spezie. Con Vincenzo, Casa Florio aveva guadagnato finalmente il suo posto nel mondo, diventando una grande impresa, gli affari prosperavano, con il commercio di spezie, le navi sempre più numerose e i tonni, diventati un marchio della famiglia.
Il secondo romanzo riparte proprio da qui, “Muriu! Don Vincenzo, ora ora”, chi lascia questo mondo e chi ci arriva: nelle stesse ore nasce Ignazziddu, secondogenito di Ignazio, il figlio di Vincenzo e Giulia, si ha quasi la sensazione che il nonno gli lasci spazio, perché prenda il suo posto nella casata, perché la parabola dei Florio prosegua. E il destino vada a compimento.

L'inverno dei leoni

Il mare è nuovamente un elemento fondamentale nel secondo romanzo, è un confine aperto, in continuo movimento, alta e bassa marea, mare in tempesta e mare calmo. Per questo chi vive in Sicilia è inquieto e cerca sempre la terra oltre l’orizzonte e vuole fuggire, cercare altrove quello che spesso, alla fine della vita, scopre di avere sempre avuto accanto. Per i siciliani il mare è madre e padre, il mare è forma e confine della loro anima, il mare è catena e libertà. Così anche per i Florio il mare ha assunto tutte queste connotazioni, alcuni di loro hanno guardato altrove fuori dall’isola che li ha visti nascere, artefice della loro fortuna, ma alla fine sono tornati, perché il fascino del mare è come il canto delle sirene: impossibile da sfuggire.

Adesso il destino di Casa Florio è nelle mani del suo unico figlio, il trentenne Ignazio, che due anni prima aveva sposato Giovanna d’Ondes Trigona, questo per completare l’ascesa dei Florio, da commercianti a nobili, è baronessa e queste nozze portano la famiglia a pieno diritto nell’aristocrazia palermitana. Una scalata che Ignazio porterà al punto più alto con la nomina a senatore del Regno nel 1883. Ignazio, cresciuto nel culto del lavoro, è consapevole che la famiglia Florio deve sempre guardare oltre l’orizzonte e si appresta a scrivere un nuovo capitolo della storia della famiglia Florio. Tutto inizia nel 1799 quando i fratelli Paolo e Ignazio Florio sbarcano a Palermo determinati a fare fortuna. Sono commercianti di spezie, la concorrenza è spietata, ma la loro ascesa è subito inarrestabile e i loro affari si espandono presto. I fratelli iniziano il commercio di zolfo, comprano case e terreni dagli squattrinati nobili palermitani e creano una compagnia di navigazione. Questa voglia di emergere, spinta da una determinazione ostinata, non si ferma nemmeno quando Vincenzo, il figlio di Paolo, prende le redini di Casa Florio. È un enorme desiderio di riscatto sociale che sta alla base dell’ambizione dei Florio. Questa voglia di riscatto segnerà, nel bene e nel male, l’esistenza pubblica e privata degli uomini Florio, eccezionali e fragili allo stesso tempo, affiancati a loro volta da donne eccezionali, come Giulia Portalupi, moglie di Vincenzo o la splendida Francesca Jacona della Motta di San Giuliano, ovvero Franca Florio donna, consorte di Ignazio Florio junior, definita poi “La Regina di Palermo”, icona di bellezza ed eleganza tra i protagonisti più rappresentativi della Belle Époque.

Come spesso accade, dopo una lunga e fulminea ascesa al successo, arrivano anche i primi segni di cedimento, piccole crepe destinate a diventare voragini, se non prontamente curate. Ma d’altro canto il titolo del libro è L’inverno dei leoni, non a caso vuole raccontare quel momento in cui tutto può cambiare e inizia la fase del declino, quella che è stata per la famiglia Florio, una discesa inesorabile che si accompagna alle vicende politiche ed economiche dell’isola.
Leggendo le pagine si ha la sensazione di non avere solo tra le mani un nel romanzo, ma la testimonianza di quanto l’autrice abbia saputo inserire la vicenda di casa Florio nella Storia cronologica e in quella letteraria. Chi ha letto “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa avrà sicuramente riconosciuto quel periodo in qui è andata a scomparire l’aristocrazia.

Per raccontare la storia dei Florio, una famiglia che ha segnato profondamente la storia di Palermo, della Sicilia e dell’Italia, dalla drammatica parabola sociale ed economica, l’autrice si è ben documentata attraverso saggi, monografie e biografie, facendo rivivere attraverso pagine emozionanti un mondo scomparso ma sempre affascinante, un lavoro arduo che riempire gli spazi letterari di archivi storici, che nella loro asciuttezza di date, eventi, passaggi, compravendite per forza di cose lasciano vuoti. Non fraintendetemi, sappiamo bene che si tratta di un romanzo, quindi i dialoghi sono ovviamente inventati e i passaggi più intimi e privati della famiglia sono pura immaginazione di quello che sarebbe potuto accadere, ma proprio qui risiede la potenza letteraria della Auci, ovvero saper maneggiare il verosimile accostandolo al vero, trasformando la storia in romanzo, pur mantenendo il romanzo nella storia.

Se ancora non avete letto questi due romanzi, I leoni di Sicilia e L’inverno dei leoni è decisamente arrivato il momento di iniziare, prendete le festività natalizie come un ottimo momento per dedicarvi alla lettura, quella capace di restituire grande soddisfazione.