L’innocent di Louis Garrel, un umorismo di livello molto alto che si mescola a una dolce malinconia al Festival di Cannes. Recensione

Louis Garrel è stato tra i principali protagonisti del Festival di Canne per questa 75esima edizione.

Lo abbiamo visto in tre film, Les Amandiers di Valeria Bruni Tedeschi, nel quale ha partecipato come interprete e in L’envol di Pietro Marcello che ha aperto la Quinzaine e appunto in L’innocent di cui è protagonista ma soprattutto regista.

Il film è stato presentato, fuori concorso, al Festival ed è sicuramente uno dei film più gradevoli visti in questa edizione. Ancora una volta siamo di fronte a una storia in cui al centro della riflessione ci sono i rapporti familiari, ma soprattutto le dinamiche genitori – figli.

Abel, interpretato dallo stesso Louis Garrel, scopre che sua madre sessantenne Sylvie sta per sposare un uomo, Michel, detenuto in prigione e la cosa lo manda fuori di testa. Chi è quest’uomo? Ci si può fidare?

Con l’aiuto della sua migliore amica, Clémence, farà di tutto per proteggere la madre da quello che gli sembra a tutti gli effetti un inganno. Le sue reticenze porteranno a tante imbarazzanti e comiche situazioni. Ma incontrare Michel, il suo nuovo patrigno, potrebbe offrirgli una nuova prospettiva sulla vita.

Abel, infatti, ha praticamente smesso di vivere dopo la morte di sua moglie e da tempo non ha più nessuno slancio vitale, non si butta più in niente e vive timoroso di qualsiasi cosa. I ruoli madre – figlio sono infatti ribaltati poiché la vitalità e la forza della giovinezza appartengono alla madre di Abel e questi cerca invece di frenare il suo slancio vitale, ma lei è innamorata e si fida ciecamente del suo nuovo compagno.

Louis Garrel ha girato un film semplice ma allo stesso tempo pieno di significato, di intrattenimento per il pubblico medio e anche per il pubblico da festival e tutto questo senza neanche essere pretenzioso malgrado siamo a Cannes.

Quello di Garrel in questo film è un umorismo di livello molto alto che si mescola a una dolce malinconia affrontando un tema molto importante che è quello della fiducia, declinato poi in due modi: la fiducia verso il prossimo, la sua assenza ci porta ad avere pregiudizi verso il prossimo e a dare per scontate certe cose, ad esempio come in questo caso: se sei andato in prigione sarai sempre un galeotto e non ci sarà modo di redimerti.

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Seconda declinazione è quella della fiducia verso la vita, il sapersi buttare, lasciarsi andare alle cose senza vivere con il freno a mano tirato, cosa che invece fa sempre Abel, soprattutto da quando sua moglie è morta.

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Il film di Louis Garrel è delizioso e non chiedo niente di meglio che un film di intrattenere e farmi riflettere con semplicità ma anche tanta profondità, raccontandomi anche con brillanti momenti di meta recitazione (come in questo caso) i così detti fatti della vita.