Strange World: la Disney sta perdendo la sua magia? Recensione

Uscito il 23 novembre nelle sale e pubblicato un mese dopo sulla piattaforma streaming Disney+, il film è l’ennesimo prodotto blando e dimenticabile.

Per i fan della Disney il periodo natalizio significa una cosa: un nuovo film al cinema. La strategia della compagnia di far uscire i loro blockbuster in tempo per i regali di Natale non sfugge neanche ai meno cinici. E tuttavia, un nuovo film Disney è sempre un evento.

Be’, non quest’anno. Non solo perché il film in questione, “Strange World – Un mondo misterioso”, è stato un flop, ma perché la sua permanenza in sala non si è neanche sentita. Vuoi per la mancanza di un marketing adeguato, vuoi per la trama slavata, “Strange World” ha perso milioni di dollari e ha ricevuto giudizi decisamente tiepidi.

C’è chi dice che la mancanza di pubblicità fosse dovuta al fatto che – finalmente – abbiamo il primo protagonista Disney apertamente gay, e per non far arrabbiare i paesi più suscettibili la compagnia ha preferito non pubblicizzare – o addirittura distribuire – il film. E sicuramente questo ha influito. Ma è qualche anno, ormai, che la Disney ha perso il suo tocco magico.

“Strange World” è la storia della famiglia Clade. Jager Clade (doppiato in originale da Dennis Quaid) è un famoso esploratore che ama più il lavoro che la famiglia, e per questo un giorno scompare abbandonando il figlio Searcher (Jake Gyllenhaal in versione originale, Marco Bocci nella versione italiana), che invece preferisce fare l’agricoltore e prendersi cura del Pando, la pianta che dà energia alla terra di Avalonia.

Venticinque anni dopo Searcher ha un figlio adolescente, Ethan, che cerca in tutti i modi di tenere lontano dalle orme del nonno. Ma Ethan, vuole fare l’esploratore. Una maledizione generazionale. E una trama anche abbastanza trita, che finora la Disney aveva riservato soprattutto ai sequel (vedi “La Sirenetta II” e “Lilli e il Vagabondo II”, entrambi film in cui i protagonisti originali, ormai diventati l’opposto di ciò che erano, si trovano alle prese con figli che vogliono essere proprio ciò che loro erano in principio).

Quando sorge un problema con il Pando, Searcher è chiamato all’avventura. Ethan, che la chiamata per l’avventura la sente da sempre, ignora il divieto del padre e si unisce alla missione di nascosto. E così tutta la famiglia, compresi la madre Meridian e il cane Legend, si ritrova in viaggio per scoprire cos’è che sta indebolendo il Pando. Durante la missione Searcher ritrova Jager, e i due riescono a riconciliarsi.

I Clade scopriranno che Avalonia si trova in realtà sul dorso di una creatura, e che il Pando è un parassita che sta attaccando la creatura; decidono quindi di liberarsi del Pando, nonostante l’ostacolo posto da Callisto Mal, sindaca di Avalonia, che vuole continuare a usarlo nonostante sia una fonte di energia tossica per la creatura.

La metafora ambientalista è creativa, ma non abbastanza convincente da salvare il film. Perché alla fine, ormai, si tratta di salvarsi, e la Disney sta cercando di farlo da anni. A salvare “Encanto” c’erano le canzoni – i prodotti musicali hanno sempre avuto una marcia in più, anche se alcuni meno di altri.

A salvare “Red” c’erano l’animazione particolare e la freschezza con cui è stata trattata una storia estremamente normale. In nessuno di questi film c’è un vero cattivo, e in “Strange World” è un’assenza che pesa particolarmente.

La posta in gioco non è mai abbastanza alta da farci temere per i protagonisti. È un film Disney, sappiamo che finirà bene, ma proprio per questo durante lo svolgimento deve esserci qualcosa che, anche solo per un momento, ci deve far penare, ci deve far perdere la speranza. Perché solo così la conclusione serena preannunciata dal genere avrà più peso.

“Strange World”, con le sue simpatiche creature e gli scenari colorati, è sicuramente un buon film per bambini. Ma – e viene quasi da dire purtroppo – la Disney ci ha abituato a ben altri standard.