Ant-Man and the Wasp: Quantumania, un bad trip quantico ancora troppo statico, vogliamo di più | Recensione

Ant-Man and the Wasp: Quantumania

Guardare il terzo film di Ant-Man è come farsi un trip di acidi a tema Marvel dove vuoi divertirti ma purtroppo ti ha preso male e tutto si interrompe bruscamente.

Arrivato nelle sale dopo una lunga attesa Ant-Man and the Wasp: Quantumania aveva un’altissima aspettativa e forse questo è stato uno dei suoi più grandi problemi, il regista Peyton Reed aveva l’evidente obiettivo di divertire il pubblico, ma al contempo voleva anche fare un film per cui il giorno dopo tutti ne parlassero con toni entusiastici del tipo “Sì fa molto ridere ma è anche un capolavoro”, come dire: missione fallita.

In passato quel tipo di umorismo aveva funzionato e così lo sfodera con coraggio come parte delle avventure più fantasiose della saga di Ant-Man, ma invece di puntare sul suo senso dell’umorismo familiare, Quantumania sperimenta il cambiamento, aggiungendo un buona dose di psichedelici alla Doctor Strange invitandoci in questa follia che non sempre ha senso.

Da quando Scott Lang, interpretato da Paul Rudd, è apparso per la prima volta nel MCU nel 2015, ha fatto davvero tanta strada e questo gli viene riconosciuto in Quantumania, il suo personaggio aveva bisogno di un ripasso su chi è stato e dove è stato, così viene spiegato approfonditamente cos’è successo a lui e Hope van Dyne (Evangeline Lilly) da quando sono diventati degli Avengers. Però, è chiaro fin da subito che questa narrazione è più interessante dal punto di vista dei suoi predecessori.

Subito dopo Avengers: Endgame

Ambientato qualche tempo dopo Avengers: Endgame, la pellicola mostra la grande popolarità conquistata da Lang come eroe, ma anche come scrittore di best seller, in questo momento della linea temporale probabilmente le persone non sanno chi siano ancora i Guardiani della Galassia o come Scarlet Witch abbia sequestrato un’intera città, soprattutto si ricordano tutti di Spider-Man e quindi il blip è proprio dietro l’angolo. Hanno anche ben chiaro come Ant-Man sia diventato mostruosamente gigante per combattere contro Thanos.

Il legale familiare è molto forte fin dalle prime battute, ci ricorda come in passato il desiderio di Scott di tornare da sua figlia Cassie (Kathryn Newton) rapresentasse l’unica ragione per andare avanti mentre si trovata intrappolato nel Regno Quantico, purtroppo questo periodo di distanza ha creato tra i due una voragine che teme di non riuscire a colmare.

A partire da Eternals, ogni film Marvel recente ha privilegiato la genitorialità dei protagonisti in modo da farli sentire volutamente parte di un piano più ampio per il futuro del MCU. Il film si concentra immediatamente sul rapporto tra Cassie e Scott, sottolineando come lei sia diventata un’attivista problematica proprio quando lui era in cerca di molecole quantiche.

Tuttavia, nonostante il peso emotivo della trama per il ricongiungimento padre/figlia, Quantumania si focalizza sul futuro dell’MCU facendolo apparire piuttosto privo di significato, in quanto inglobato in una storia molto più vasta relativa a un universo subatomico non troppo misterioso e ricco di sorprese.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania
Ant-Man and the Wasp: Quantumania

La sceneggiatura regge?

La sceneggiatura Jeff Loveness riporta al centro dell’attenzione Janet van Dyne (Michelle Pfeiffer) e il padre, Hank Pym (Michael Douglas) svelando come il tempo trascorso dalla donna nel Regno Quantico abbia messo a dura prova anche il legame con la figlia Hope, quando sembra che il film sia pronto per approfondire questi aspetti tutto viene stravolto passando in modalità azione tipica della Marvel, per non dire a tratti banale.

La famiglia al completo viene catapultata nel Regno Quantico per un piccolo errore e un po’ troppi segreti, così abbiamo il primo vero assaggio di quel mondo di cui sentiamo parlare da anni, un caos creativo e disorientante che caratterizza gran parte dell’estetica subatomica di Quantumania.

Dopo anni in cui la Marvel ha lasciato intendere che il Regno Quantico fosse un luogo pericoloso e inaccessibile (soprattutto desolato), Quantumania ci si tuffa a capofitto rivelando che si tratta di un universo tentacolare e rigoglioso che brulica di vita aliena di cui Janet non ha mai parlato a nessuno.

La relazione che davvero emoziona 

La chiusura emotiva di Janet nei confronti della sua famiglia e il modo in cui tiene a distanza soprattutto Hope sono aspetti interessanti perché offrono alla Pfeiffer e alla Lilly la possibilità di mostrare le proprie doti drammatiche più di quanto ci si possa aspettare da un film di Ant-Man.

Forse il film avrebbe voluto che ci si prendesse a cuore le vite private dei Van Dynes come dei Lang, però la vera relazione toccante è quella che si instaura tra Janet e un misterioso viaggiatore del tempo di nome Kang, il loro legame è profondo e forte, sono indissolubilmente legati l’uno all’altra.

Così viene introdotto il nuovo grande cattivo della Marvel, Kang il conquistatore, interpretato da Jonathan Majors, che tecnicamente è una variante di Colui che resta apparso nella serie Loki, in questa occasione finalmente si impone come il personaggio che ci aspettiamo di vedere nei prossimi film a venire, minaccioso e senza scrupoli.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania – kang il conquistatore

Scopriamo che è per Kang che Janet si era imposta di non mettere più piede nel Regno Quantico, il loro grande affetto si è trasformato nella più terribili delle rivalità, lui non può scappare da questo luogo per colpa della donna, sicuramente la loro è la storia più interessante di tutto il film.

Tuttavia, tra le vicende di Kang e Janet, il dramma dei Van Dynes, il legame tra i Lang e l’ennesima trama che parla di rivolta, che in questo caso riguarda gli abitanti del Regno Quantico, Quantumania sembra avere troppe cose in ballo.

In una certa misura, è normale per un ambizioso trequel cercare di distinguersi dalle pellicole minori che l’hanno preceduto, sarebbe un po’ strano se adesso il MCU diventasse improvvisamente uno spazio più ordinato dal punto di vista narrativo.

Però sta entrando nel suo quinto grande capitolo, proprio a ragione di questo risulta altrettanto assurdo che il finale della trilogia più importante del personaggio sia così brusca, tanto da non avere idea di come stiano messe le cose nell’universo una volta arrivati ai titoli di coda.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania – Janet

In conclusione

È un peccato dire che Ant-Man and the Wasp: Quantumania sia un brutto film, ma è l’ennesima riprova di una trama già vista e di una Marvel che sta sempre di più perdendo la bussola su dove vuole andare con la creazione di mondi fantastici in VFX, appiattendo quello che potrebbe essere il suo punto forza alla Avatar.

Con molta probabilità quest’ultima avventura avrà un ruolo centrale nel prossimo futuro degli Avengers, forse il compito di Ant-Man and the Wasp: Quantumania è più quello di farci mettere in pari con i compiti a casa prima di passare alle cose serie, però ultimamente di compiti ne abbiamo fatti anche fin troppi, quando potremo passare di livello?