Michele Bravi senza filtri, “… che morissero insieme a me”: Il passato segreto e doloroso

Michele Bravi stuzzicato dalla conduttrice di Belve, Francesca Fagnani, si lascia andare a confessioni shockanti sul suo passato.

Una voce elegante, i modi garbati e una tremenda onestà nel raccontarsi e raccontare le zone d’ombra della sua giovane vita. Il cantante umbro originario di Città di Castello, lanciato da X Factor nel 2013 racconta un po’ della sua vita altrimenti molto riservata. Di lui si sa poco, ma nella puntata della trasmissione in seconda serata di Rai 2 si è lasciato andare a confessioni shockanti sul suo passato.

Bullismo, omofobia, ansia, depressione, allucinazioni e un tragico evento hanno segnato indelebilmente il giovane cantautore italiano che non si risparmia nel rispondere alle domande incalzanti della conduttrice.

«Da ragazzo mi chiamavano Michecca e mi gettavano nella spazzatura. Per me era la normalità e in quel momento chiudevo gli occhi», ha raccontato Michele, vittima di bullismo di natura omofoba e di soprusi da parte dei coetanei a scuola, “non percepivo che quelle cose avrebbero avuto un impatto sulla mia vita, non gli davo un peso, per me era la normalità, era solo una cosa che non mi piaceva della giornata e allora chiudevo gli occhi”.

Il vincitore della settima edizione di X-Factor, oggi è tornato a brillare grazie alle canzoni “Inverno dei fiori”, “La vita breve dei coriandoli”, “Mantieni il bacio” e “Solo per un po’”, ma ha raccontato del suo passato più recente, buio forse come quello dell’infanzia.

Ci riferiamo al drammatico incidente stradale che lo coinvolse nel 2018 in cui perse la vita una donna e dopo il quale Michele è entrato nel tunnel della depressione. Michele infatti ha investito una 58enne in sella a una moto, che è deceduta sul colpo; risultò negativo ai test per droga e alcol, si fermò e prestò subito soccorso alla donna, che però non sopravvisse all’impatto.

Ho fatto pensieri drammatici? Sì! Anche tanto pericolosi. Questa cosa non l’ho mai raccontata a nessuno. Quando parlavo di allucinazione… era che io veramente pensavo che stessimo tutti in un sogno e l’unico modo per svegliarsi era annientarsi.

A un certo punto ho proprio sperato che le persone che amavo morissero insieme a me. Pensavo di averle condotte in un incubo, che non era la cosa reale, ed è quello il pensiero più triste che mi porto dentro” ha commentato il cantante.

Ma dopo ogni temporale torna la luce e con il tempo Michele è riuscito a superare il baratro, sottoponendosi anche al metodo EMDR (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari, un approccio terapeutico utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, soprattutto allo stress traumatico).

Oggi è attivista della comunità LGBT e si è impegnato fortemente durante gli ultimi Pride di Milano e al concerto del Primo Maggio del 2021 on un toccante monologo.