The Idol: un grande potenziale ma un prodotto pessimo se non inguardabile | Recensione

The Idol
The Idol

Doveva essere la serie più controversa dell’anno, e forse lo è, ma per i motivi sbagliati. The Idol ha peccato quasi in tutto.

Negli ultimi anni ci sono state diverse controversie riguardo alla rappresentazione esplicita sullo schermo di atteggiamenti sessuali, spesso viene detto che non sono importanti o necessari per la trama.

In altre occasioni sono state definite del tutto disgustose, fuori luogo e atte solo a incuriosire il pubblico, in tutto questo marasma di perbenismo e bigottismo esiste sicuramente una via di mezzo, il sess0 fa parte della vita quotidiana e di conseguenza anche il cinema deve essere in grado di rappresentare questo aspetto.

Certo, se si guarda The Idol è facile cambiare idea e schierarsi pienamente con tutti quelli che disapprovano questo tipo di pensiero, se questo modo di utilizzare il sess0 serviva a rendere la serie più bella o talmente spregiudicata da renderla l’apoteosi del trasgressivo, allora: missione fallita.

Era difficile parlarne prima di aver visto tutti i cinque episodi che hanno composto la stagione, questo perché le potenzialità erano davvero alte e quindi episodio dopo episodio ci si aspettava che succedesse ‘quella cosa’ che faceva cambiare radicalmente parere e dire, aaah ecco dove volevano arrivare. Ma non è questo il caso.

The Idol è forse uno dei peggiori prodotti degli ultimi tempi

Con un cast di questa portata e un budget astronomico era davvero difficile fare un buco nell’acqua, eppure questa serie sceneggiata da Sam Levinson, ovvero il creatore di Euphoria, ha dimostrato quanto i soldi e le star non bastino affatto per portare a casa il risultato.

The Idol è un prodotto senza sostanza imbellettato di paillettes e brillantini per cercare di offuscarci, doveva essere scandaloso, sconvolgente, qualcosa a cui non eravamo preparati. In parte ha centrato il target, non eravamo assolutamente preparati ad essere ammorbati.

The Idol
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La trama non regge ed è senza senso

Fin dai primi episodi sembra che ci aspetti qualcosa di grosso, un colpo di scena di quelli che ti lasciano senza parole per giorni, di quando senti la necessità di doverne parlare con qualcuno, e si aspetta questo momento fino agli ultimi secondi dell’ultimo episodio. Per esempio quando Chaim fa un discorso spaventoso a Tedros usando la metafora di Cappuccetto Rosso, dove la storia si ribalta e diventa molto più cruenta la piccola bambina indifesa che decide di squartare il lupo e lo ricuce con delle pietre nella pancia.

Ci si aspetta che qualcosa succeda, Tedros avrebbe ucciso Joss? La giovane avrebbe fatto suoi i talenti degli altri ma segregandoli in una specie di setta? Sarebbe saltata qualche testa grossa? No, per nulla, alla fine ci ritroviamo con la stessa protagonista che abbiamo incontrato nel primo episodio, con lo stesso carattere infantile da pop star viziata, l’unica differenza è che adesso ha un fidanzato, ha finalmente scritto le canzoni che voleva e parte per il tour che era già stato programmato fin dall’inizio.

The Idol
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Il colpo di scena più grosso non è interessante

Alla fine abbiamo un serie che vuole solo essere spregiudicata senza dare nulla al pubblico se non un po’ di sculettamenti e scene fin troppo volgari senza motivo, l’unico vero colpo di scena riguarda un personaggio che vediamo per circa una quindicina di minuti, ovvero l’ex fidanzato di Joss, Rob che viene incastrato dalla ‘family’ e accusato di stupro perdendo così il suo lavoro.

Non solo un l’unico momento ‘sconvolgente’ per la trama è un grandissimo chissenefrega, ma se guardiamo la cosa da una prospettiva più ampia, il messaggio che manda è drammatico, mostrando il femminismo come un ostacolo al divertimento e la sessualizzazione della donna serve ancora così tanto per fare ascolti. Lo sapevamo già, grazie!

The Idol
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Che cosa abbiamo imparato da The Idol

La HBO ha sempre dimostrato di essere un faro nella notte, con i prodotti migliori che si possono trovare sul mercato dell’intrattenimento, come ha potuto spendere milioni di dollari per farci vedere delle donne che si spogliano, si contorcono, si lamentano e sono felici nel riconoscere che fanno schifo?

I personaggi vogliono piacerci perché si spogliano, ma è finita l’era del bagaglino, potete spogliarvi ma avere anche qualcosa da dire di interessante, alla fine abbiamo un pop star ‘dannata’ che riesce a diventare quel personaggio disgustoso che tanto sognava e un uomo violento, con un passato discutibile soprattutto per come ha trattato le donne, che è stato davvero il suo punto di riferimento e la sua massima ispirazione.

Ottimo lavoro, dopo anni di programmi che proprio attraverso la trasgressione hanno lanciato dei messaggi forti (vedi proprio Euphoria) con The Idol siamo tornati indietro 20 anni e speriamo che questo prodotto rimanga lì dove si trova, un brutto capitolo chiuso per le serie tv.